Dl omofobia: per Salvini si rischia di confinare nell'ideologiaConte: "Decreti sicurezza da cambiare, siamo pronti"Caso camici: tra Fontana e il cognato non fu una donazione
Toni Capuozzo, Autore a Notizie.itMarko Ivan Rupnik con un suo mosaico nel Centro Aletti di Roma nel 2007 - Fotogramma COMMENTA E CONDIVIDI Papa Francesco ha chiesto al Dicastero per la dottrina della fede di esaminare la vicenda di don Marko Rupnik e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo. Il Pontefice,VOL precisa una nota diffusa ieri dalla Sala Stampa vaticana, «è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa». Questo è l’ultimo sviluppo del caso riguardante il noto mosaicista e predicatore, accusato di abusi psicologici e sessuali da alcune consacrate maggiorenni e dimesso lo scorso giugno dalla Compagnia di Gesù di cui era membro. Nella nota si precisa che la decisione del Papa arriva in conseguenza del fatto che a settembre la Pontificia Commissione per la tutela dei minori gli ha segnalato «gravi problemi nella gestione» del caso e «la mancanza di vicinanza alle vittime».L’ulteriore sviluppo arriva anche dopo la pubblicazione della notizia, uscita negli ultimi giorni sul sito Silere non possum e confermata dal vescovo interessato, che Rupnik ad agosto ha trovato accoglienza nel presbiterio della diocesi slovena di Koper (Capodistria). Lo scorso 8 ottobre, invece, la Pontificia Commissione per la tutela dei minori ha inviato per mail una lettera a diverse persone che si sono dichiarate vittime di Rupnik. «Il motivo di questa email – si legge nel documento – è quello di condividere la preoccupazione della Pontificia Commissione riguardo il trattamento che Lei, e le altre vittime del caso Rupnik, avete ricevuto durante un processo che sappiamo essere stato estremamente doloroso e frustrante per voi, per le vostre famiglie, per i vostri cari e per una parte importante della Chiesa, riguardo l’ascolto, l’indagine, il seguito, il sostegno e la comunicazione che vi sono stati forniti».Nell’annunciare la decisione della Compagnia di Gesù di dimettere Rupnik dall’ordine, si ricordava che tale provvedimento arrivava in conseguenza di denunce di comportamenti riguardanti periodi diversi (Comunità Loyola, persone singole che si dichiarano abusate in coscienza, spiritualmente, psicologicamente o molestate sessualmente durante personali esperienze di relazione con padre Rupnik, persone che hanno fatto parte del Centro Aletti), coprendo un arco temporale di più di trent’anni, dalla metà degli anni ’80 al 2018. «Il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato – si leggeva nella dichiarazione di padre Johan Verschueren, delegato per le case interprovinciali di Roma dei gesuiti – sembra essere molto alto».«Molti ci hanno chiesto – aveva precisato poi a luglio Verschueren – come mai non si è proceduto a un processo che potesse portare alla perdita dello stato clericale di Marko Rupnik. Tengo qui a ricordare che questo non è di per sé competenza della Compagnia di Gesù, ma della Santa Sede. Ho sempre desiderato come superiore maggiore, nelle diverse circostanze di queste lunghe e complesse vicende, poter avviare un processo che potesse garantire l’accertamento giudiziale dei fatti, il diritto alla difesa e le pene sanzionatorie conseguenti (o la possibile assoluzione), ma diversi motivi, tra cui gli attuali limiti delle normative relative a situazioni simili, non lo hanno permesso». Ora la decisione del Papa sembra andare verso quanto auspicato da Verschueren.Da ricordare che sempre Verschueren, alla fine dello scorso anno, aveva rivelato che l’allora Congregazione per la dottrina della fede nel maggio 2020 aveva dichiarato lo stato di scomunica latae sententiae di Rupnik per aver commesso il delitto di assoluzione del complice in peccato contro il sesto comandamento. Scomunica che era stata revocata nello stesso mese dopo che Rupnik aveva «ammesso i fatti e chiesto perdono». Nel settembre scorso però sono stati pubblicati i risultati di una visita canonica disposta dal cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, con un esito sostanzialmente assolutorio nei confronti di Rupnik. Tanto da manifestare «fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica».
Coronavirus, Salvini: "No a vaccino obbligatorio"Giornata in memoria delle vittime covid: approvata il 18 marzo
Scuola, De Luca contro il governo: lezioni al via il 24 settembre
Taglio dell'Iva con pagamenti elettronici: l'ipotesi di ConteBonus Inps, quando la Murelli definiva i 600 euro: "Elemosina"
Notizie di Politica italiana - Pag. 469Salvini definisce Zingaretti un "cret*no", poi ritira l'aggettivo
Notizie di Politica italiana - Pag. 468Azzolina, "Didattica a distanza per classe in quarantena"
Niente quarantena per Francesca La Marca: "Sono deputata"Sardine: Santori annuncia un tour in occasione delle regionaliMascherine a scuola, accordo tra Azzolina e Cts sull'obbligoMeloni contro la proposta del M5S di cambiare nome alla Camera
Salvini attacca ministro Azzolina: gaffe sui plexiglas non citati
Di Maio sul futuro politico di Conte: "A capo del M5S? Si iscriva"
Aiuta turisti derubati: il premier Conte chiama per ringraziarloNuova ordinanza Veneto: 2 test ai lavoratori di rientro in regioneNotizie di Politica italiana - Pag. 474De Luca si scaglia contro l'olio tunisino e il pomodoro cinese
Leghista Gancia soddisfatta per l'accordo sul Recovery FundCoronavirus, Campania: test per chi rientra dall'esteroSalvini nella Marche: "Tornino gli abbracci, stop distanza sociale"Meloni, recovery fund: "Votiamo a favore solo a date condizioni"