Gli echi di Natalia Ginzburg nel mondo di Chiara ValerioIl segreto di Fabio Volo è divertirsi nel raccontareMigranti, videomessaggio di Giorgia Meloni: "Per fermare gli arrivi una missione Ue"
Francesca Pascale assolta dall’accusa di diffamazione contro SalviniTra le tante nefandezze disvelate dal caso Palamara,MACD una è a mio avviso la più deflagrante, anche se la meno considerata nei commenti e nei dibattiti non sempre utili: nella magistratura italiana, il giudice non conta nulla. Nella narrazione quotidiana, le retate sono dei Gratteri, dei De Pasquale, insomma dei pm. I Gip spesso non meritano nemmeno una fugace citazione. E se è così, deve esserci qualcosa di vero, giusto? Basta con l’equivoco che tragicamente confonde la forza, l’indipendenza e l’autorevolezza della magistratura con l’intangibile ed inattaccabile strapotere delle procure. Il Paese ha bisogno di un giudice forte, non di un pm intoccabile, padre padrone della giurisdizione. Nulla accade per caso. Se a Verbania un Gip, indifferente come un giudice deve essere alle emozioni ed allo sdegno, smentisce il pubblico ministero, negli stessi giorni nei quali a Milano un tribunale, nel motivare una clamorosa assoluzione, accusa i pm nientedimeno che di avere occultato prove decisive della non colpevolezza degli imputati, beh state certi che qualcosa sta accadendo. Ovviamente molto origina dalla esplosione del cosiddetto “caso Palamara”, cioè dal disvelamento pubblico di un sistema da tempo ben noto a tutti noi addetti ai lavori. Tra le tante nefandezze disvelate, una è a mio avviso la più deflagrante, anche se la meno considerata nei commenti e nei dibattiti non sempre utili: nella magistratura italiana, il giudice non conta nulla. Ohibò, il giudice? Cioè quello che pronuncia la sentenza? Quello che dice: colpevole o innocente? Sissignore, proprio lui. Chi opera, trastulla con la politica la sera negli alberghi o nei ristoranti, decide ciò che va fatto e ciò che non, disegna mappe di potere giudiziario e ministeriale, sceglie le indagini da fare e ne determina o condiziona l’esito, sono i Pubblici Ministeri. Vale a dire scarso il 20% dell’intera magistratura italiana. Tu giudice vuoi fare la tua bella carriera, anche a prescindere dal merito? Da me devi passare, e saprai essermene grato. L’anomalia italiana Ecco, magari la magistratura giudicante italiana sta lentamente e perfino inconsapevolmente prendendo coscienza di questa abnorme anomalia italica, che ha impancato il pubblico ministero sullo scranno del giudice. Le ordinanze di custodia cautelare, per dire, le decide un Gip, perché il pm può solo rispettosamente chiederle, spiegando anche molto bene perché. Ma nella narrazione quotidiana, le retate sono dei Gratteri, dei De Pasquale, insomma dei pm. I Gip spesso non meritano nemmeno una fugace citazione. E se è così, deve esserci qualcosa di vero, giusto? Per dire: quante volte un Gip avrà detto no ad una richiesta di intercettazione, o di misura cautelare, del dottor Gratteri, per restare nell’esempio? Non lo sapremo mai, statene certi, altrimenti accettare scommesse sarebbe talmente facile da essere vietato. Quindi, è ben vero che gutta cavat lapidem, ma insomma un bel terremoto aiuta. Ed allora, forse è venuto il momento di parlarne sul serio, di separazione delle carriere, nel solo modo che abbia senso: riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario. Due concorsi separati, due Csm separati, due scuole di formazione separate. Pm e giudice ognuno per la sua strada, ma soprattutto pm a rispettosa distanza dal Giudice. La commissione Luciani O davvero pensiamo che la magistratura italiana possa uscire da una crisi di queste rovinose dimensioni, con i pannicelli caldi della Commissione Luciani? Qualche banalità sulle “porte girevoli”, qualche inutile diavoleria nel sistema elettorale, qualche timido e del tutto inadeguato ripensamento sui giudizi di professionalità, gli avvocati che parlano ma non votano nei Consigli giudiziari, nulla sui fuori ruolo. Ed è davvero incredibile che una simile, disarmante prospettiva di riforma sia stata concordata e condivisa dalla Commissione Luciani con la sola Anm. Quella stessa Anm che arranca -confusa, lacerata e delegittimata- tra quei marosi che non riesce a governare, pretende ed ottiene di scrivere la riforma della magistratura a quattro mani con la Commissione Ministeriale, senza “estranei” a disturbare! Occorre allora che la politica rialzi la testa, e dimostri di saper essere all’altezza delle urgenti necessità del Paese. Una democrazia senza una magistratura forte e credibile è un’anatra zoppa. Ma ora basta con l’equivoco che tragicamente confonde la forza, l’indipendenza e l’autorevolezza della magistratura con l’intangibile ed inattaccabile strapotere delle procure. Il Paese ha bisogno di un giudice forte, non di un pm intoccabile, padre padrone della giurisdizione. Un giudice forte significa un giudice che goda della incondizionata fiducia dei cittadini, i quali hanno bisogno di essere certi che egli decida senza alcuna forma di condizionamento, tanto della politica quanto degli uffici di procura. Un Giudice terzo, realmente equidistante dalle parti processuali, dunque necessariamente estraneo all’ordinamento giudiziario dei pubblici ministeri, come lo è rispetto alla professione ed all’ordine forense. La strada è chiara, e lo ha ripetuto Giovanni Maria Flick: la riforma costituzionale della giustizia. Non ci sono illusorie scorciatoie alternative. Ben vengano i sondaggi degli umori popolari, ma sia chiaro che nessuna separazione delle carriere potrà mai gemmare da un referendum abrogativo di qualche marginale norma dell’ordinamento giudiziario. Ben 75mila cittadini hanno firmato la proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere proposta dall’Unione delle Camere Penali Italiane, ora ferma in Commissione Affari Costituzionali della Camera. E’ giunta l’ora di farla ripartire. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGian Domenico Caiazza Presidente dell'Unione camere penali italiane
Il taglio del cuneo fiscale sarà prorogato nella Manovra: "Interveniamo a favore dei redditi medio bassi"Questo carcere sembra un reality show. «Degli abusi in cella non importa niente a nessuno»
Meloni su Caivano, "Sarà bonificato: oggi un problema, domani un esempio"
Tasse, l’Italia egoista e corporativa che si fa male da sola in un libro di Roberto Seghetti - Tiscali NotizieLe dichiarazioni di Giorgia Meloni sul primo anno di governo e sull'incarico dell'Ue per Draghi
Malattia di Crohn, la nutrizionista: "L'alimentazione è parte della cura" - Tiscali NotizieSe mi batti, ti sorrido. Il ciclismo dei campioni gentili che gli ex non capiscono
Lisbona. Conclusi vent’anni di restauri al Mosteiro dos Jeronimos, anzi no: ce ne vorranno altri due - Tiscali NotizieDa “fascistissimo Regio Liceo” a culla del Sessantotto romano: i cento anni del Terenzio Mamiani - Tiscali Notizie
Pigro, solitario y genial. La Via Crucis della sconfitta nel Soriano giornalistaAlberto Muraro, Autore a Notizie.itLe coppie non convenzionali infiammano il grande schermoCampi Flegrei e il rischio eruzione, Musumeci parla di un piano di evacuazione
Come sarà divisa l'eredità di Berlusconi: i figli si sono messi d'accordo
Settecento milioni rubati all’editoria. Chi sono i pirati dei libri
“C’era una volta in Bhutan” di Pawo Choyning Dorji: dove tutti sono poveri, ma nessuno è infelice - Tiscali NotizieG20, Meloni: "Non era un'edizione facile. Su Ucraina dichiarazione finale di compromesso"Al via settimana J&J 'la medicina del futuro', da Altems 3 nuove professioni - Tiscali NotizieSanità, Schillaci su carenza infermieri: "Puntare su specializzazioni universitarie" - Tiscali Notizie
Ai femminicidi e agli stupri di gruppo c’è solo una risposta: la culturaLa rivincita dell’Inzaghi più piccolo. Il sorpasso di Simone al fratello PippoTasse, l’Italia egoista e corporativa che si fa male da sola in un libro di Roberto Seghetti - Tiscali NotizieStrategia, tocco e fatica. La religione del tennis sulla terra rossa