File not found
criptovalute

Bonus da 5.650 euro annui in busta paga: a chi spetta?

Luci e ombre del mercato immobiliareUSA, la Fed aumenta il tasso sui fondi federali di 75 punti baseL'Ue lancia la rivoluzione del packaging: a cosa dovremo dire addio

post image

Contributo a fondo perduto discoteche e sale da ballo, fissato l'importo: a quanto ammontaLo spazio espositivo di Benefit,VOL cooperativa sociale di Messina COMMENTA E CONDIVIDI Di quanti abiti e oggetti sentiamo veramente bisogno? Di quali modelli economici abbiamo veramente bisogno? Le filiere che non vediamo e nemmeno immaginiamo, il fast fashion e l’usa e getta che si autoalimentano della voglia di consumo da un lato, delle nuove povertà dall’altro. Sistemi di produzione che generano precarietà e miseria anche tra gli occupati, mentre aree del mondo come il Kenya e il deserto cileno dell’Atacama diventano discarica del nostro scarto, dune di stracci e manufatti che compromettono vite ed ecosistemi. Partecipazione e democrazia – è il richiamo che arriva dalla Settimana sociale di Trieste – è anche accorgersi che qualcosa non va ed essere protagonisti di un cambiamento, anche partendo dalle realtà più vicine a noi. Economia circolare, nuova vita per tessuti, oggetti, componenti tech, risorse che determinano rapporti sociali e relazioni più di quanto crediamo. Tra nord e sud del pianeta, ad esempio, ma non solo.Ogni anno vengono prodotti nel mondo 150 miliardi di nuovi capi di abbigliamento: solo l’1% viene riciclato. In Ghana all’inizio li chiamavano «i vestiti dell’uomo bianco morto». Perché chi poteva pensare, nelle terre in cui tutto o quasi manca e in cui tutto da sempre si prova a riutilizzare, che miliardi di altri esseri umani vivi e vegeti potessero disfarsi di abiti ancora nuovi o quasi. Ora che hanno capito, e che quella massa di abiti usati che arriva a quelle latitudini distruggendo economie locali e producendo danni ambientali, quanti ce ne ridarebbero indietro. La sostenibilità nella moda, ma anche in altri comparti, si fa dilemma sociale ed ecologico. Alcuni grandi produttori si attrezzano con codici Qr e tecnologia blockchain per dimostrare tracciabilità delle materie prime e diritti sul posto di lavoro. Ma non basta, non basterà, se il messaggio non si diffonde, se un sistema non cambia, se troppi punti della filiera restano poco chiari.Intanto, però, c’è chi dal basso il cambiamento lo propone e lo promuove. Anche qui a Trieste, al Villaggio delle buone pratiche. Come la Rete interdiocesana nuovi stili di vita, alleanza di 96 diocesi, impegnata già dal 2007 sui temi dell’economia circolare. E come Benefit, cooperativa sociale dell’associazione Invisibili onlus, che a Messina unisce, con il riutilizzo di prodotti tessili, l’attenzione all’ambiente e quella verso le nuove povertà. «Nuovi modelli economici sono necessari e la partecipazione di tutti è fondamentale – sottolinea Adriano Sella, educatore e missionario laico della Diocesi di Vicenza e coordinatore della Rete interdiocesana nuovi stili di vita –. L’enciclica Laudato si’ ci ha dato un’enorme spinta sulla cura della casa comune. Non basta ad esempio la raccolta differenziata, bisogna anche ridurre i rifiuti, come quelli plastici, e poi riutilizzarli, facendoli diventare nuove risorse, rivalorizzandoli. A Vicenza, ad esempio, abbiamo svolto diversi incontri sul tema dei materiali utilizzati per i telefoni cellulari, promuovendo quelli rigenerati e spiegando quello che c’è dietro la loro produzione, le guerre per le risorse nei Paesi fragili. A Prato, nel cuore del comparto tessile, ci siamo concentrati sul tema della moda. Dove compriamo quei vestiti? E dietro il vestito cosa c’è? E la risposta è che di solito c’è una filiera molto preoccupante, fatta di sfruttamento». Voce e spazio viene dato alle testimonianze. «Abbiamo chiamato testimoni dalla Cambogia e dal Bangladesh per farci raccontare le realtà in cui si produce, le condizioni di lavoro e i diritti negati – continua Sella –. Ma il primo cambiamento deve essere qui, nei nostri metodi e nelle nostre abitudini di acquisto. Notiamo che ora le persone non hanno più vergogna a scambiarsi i vestiti, si fa largo il riutilizzo, si condivide di più, si rimette in circolo e anche i produttori etici, con cui ci confrontiamo, hanno più visibilità. Dobbiamo però allargare il giro, portare avanti laboratori interattivi, coinvolgere giovani e comunità con proposte concrete. E bisogna curare il, senza restare di nicchia e metterci in cattedra».Da Messina qui è a Trieste è arrivata anche Benefit, cooperativa sociale che nella città siciliana gestisce un hub di 1.200 metri quadrati che è negozio gratuito di abbigliamento donato, spazio espositivo, laboratorio sartoriale che quell’economia circolare la rende visibile ogni giorno anche come percorso di consapevolezza, dando spazio ad attività educative per giovani e adulti. Progetto al tempo stesso ambientale e sociale, Benefit coniuga l’aiuto ai più fragili alla cura dell’ambiente, sposando in pieno l’approccio dell’ecologia integrale. «Riceviamo 600 chilogrammi di abbigliamento usato al giorno – spiega la fondatrice Cristina Puglisi Rossitto -. Una volta sanificati, gli indumenti pari al nuovo vengono esposti da Benefit e chiunque può venire a sceglierli, gli altri tessuti vengono rielaborati dalla nostra sartoria. Ci rivolgiamo principalmente alla nuove povertà, quella fatta di famiglie che magari un reddito ce l’hanno ma insufficiente per arrivare a fine mese, abbiamo circa 6mila accessi l’anno». Nel laboratorio, dodici postazioni allestite insieme alla Caritas grazie ai fondi dell’8xmille. «Ci siamo resi conto che far seguire passo passo una lavorazione, promuovendo l’idea del riciclo e del riuso di un oggetto o di un tessuto in altre forme, è l’unica risposta, è economia circolare a tutti gli effetti – prosegue la fondatrice di Benefit –. Certo, è difficile cambiare meccanismi sociali che ci spingono a cambiare spesso. Ma noi te lo facciamo vedere quello che è possibile fare, dalla tua camicia confezioniamo cinque papillon. Per il diciottesimo compleanno di mio figlio abbiamo realizzato papillon per i ragazzi e pochette per le ragazze, creando dagli scarti qualcosa di elegante: ne sono andati matti. Al Comune di Messina abbiamo invece fornito, dopo uno sbarco di migranti, borse di emergenza con un cambio di abbigliamento completo, ma le iniziative realizzate nel tempo sono molte. Si spendono tante parole sul fronte filiere e troppe soluzioni si scontrano con il profitto. Il nostro obiettivo è far comprendere alla gente che c’è un altro ciclo di vita oltre il primo. Abbiamo deciso di coltivare la bellezza». Economia circolare è anche recupero delle eccedenze alimentari, in un mondo in cui, secondo dati Fao, vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno, un terzo della produzione mondiale. «Con CiCo, Cibo Condiviso, a Messina riusciamo a recuperare 4mila chilogrammi di beni alimentari al mese grazie a una rete di una trentina tra supermercati e aziende – spiega ancora Puglisi Rossitto –. Forniamo cibo a parrocchie, case di accoglienza, associazioni. Da un ricevimento con 100 ospiti si possono recuperare oltre 20 chilogrammi di cibo non consumato. Queste sono esperienze facilmente replicabili, ci vuole solo tanto impegno. Bisogna fare le cose con la testa: se lo si vuole non sono cose dell’altro mondo».

Gas, Eni: "Gazprom riduce di un terzo le forniture all'Italia"Lufthansa non molla e l’Ad Spohr non chiude il dossier Ita Airways

Superbonus e bonus edilizi, cosa succederà con il governo di Giorgia Meloni? Tutte le ipotesi

Caro energia 2022, quanto sono aumentati i prezzi di luce e gas dall'inizio dell'anno?Nuovo decreto, ipotesi bonus ogni mese (ma meno di 200 euro)

Chi ha tempo non perda tempoIl caso Legnotek: fatturato cresciuto del 100% in soli 2 anni

Superbonus 90% del governo Meloni: tutte le novità per la casa nel dl Aiuti quater

Nessuna transizione è possibile senza generazione distribuitaRiparte il mercato degli immobili per uso produttivo

Ryan Reynold
Voltura utenze di una casa in affitto: a chi spetta pagarla?Notizie di Economia in tempo reale - Pag. 51“Niente cella per gli evasori fiscali, piuttosto ripaghino tutto”

VOL

  1. avatarIl 36% delle imprese ha dovuto alzare i prezzi per le bollette secondo Confesercenticriptovalute

    “Niente cella per gli evasori fiscali, piuttosto ripaghino tutto”Diminuisce il prezzo di Benzina e diesel, ecco dove conviene rifornirsiLe bollette del gas diventano mensili dal 1 ottobre: la decisione contro il caro energiaI 35 bonus per cui è possibile fare domanda oggi

    1. A quanto ammonta la multa per chi non ha il pos?

      1. avatarIl Fondo Monetario Internazionale avverte: "La lotta all'inflazione avrà un costo doloroso"Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

        Come risparmiare in bolletta grazie all'impianto fotovoltaico

  2. avatarAumento del costo del pellet, prezzo raddoppiato a causa della guerra in Ucrainatrading a breve termine

    Ecco perché il 2023 sarà diverso per il nostro portafoglioL'ottobre nero è arrivato, ecco tutti i trucchi per risparmiare sulle bolletteVoltura utenze di una casa in affitto: a chi spetta pagarla?Prezzo del gas si avvicina al massimo storico. Annunciato vertice urgente UE

  3. avatarCrosetto contro Lagarde: "Le sue parole una follia"Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

    Nomisma, indagine sulle famiglie: occorre un nuovo paradigma dell'abitareNotizie di Economia in tempo reale - Pag. 69Leasing: nei primi 9 mesi del 2022 +8,7% sullo stesso periodo del 2021Bollette, ora si rischia davvero la stangata: "Pericolo aumenti del 60%"

Leonardo Del Vecchio patrimonio: a quanto ammonta la sua eredità

Grandi lavori, Webuild rilancia sull’AustraliaL'annuncio dell'Agenzia per l'Energia: "Prima vera crisi globale"*