File not found
Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

Ravenna, fa wakeboard sul lago: 50enne si schianta contro ostacolo e muore

Uomo ha rapporti col cane, Boccaccini (Adda): "Devianza diffusa tra le mura domestiche"Tragedia sulla spiaggia di San Teodoro: turista muore a causa di un malore improvvisoCovid: quali sono e come cambiano i tempi di incubazione con la variante Omicron

post image

La sindaca di Riccione chiede i danni a Emis Killa: il motivoL’allenatore svedese ha annunciato all’inizio dell’anno di avere un tumore al pancreas senza speranza di guarigione. Da allora ha cominciato un tour lungo e festoso negli stadi,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock per salutare i suoi vecchi tifosi (Benfica, Goteborg, Sampdoria) o quelli delle squadre dove avrebbe desiderato lavorare (Liverpool) Una cerimonia degli addii così non s’era mai vista. Quando Sven Goran Eriksson, domenica scorsa, è entrato sul campo di Marassi, a Genova, i quasi trentamila sampdoriani che erano accorsi allo stadio anche e soprattutto per lui, hanno emesso un boato che secondo Moreno Mannini, uno che ha fatto parte della Samp nel quinquennio erikssoniano, «si sarà sentito fino in Svezia». Lui, Svennis, accompagnato in primis da un Roberto Mancini che di colpo (potenza della maglia e dell’immaginazione) è parso tornare quello dell’abbraccio a Vialli dopo il trionfo nell’Europeo, ha offerto allo sguardo dei presenti il suo incedere stentato, assimilabile a quello con cui Alì entrò nello stadio di Atlanta per inaugurare davanti agli occhi del mondo i Giochi dell’96.Ma se lo sguardo del Re era teso, fisso, severo come doveva essere quello di chi era stato il più grande e che inaugurava con l’epifania del suo limite la festa del superamento dei limiti, gli occhi di Sven, velatamente bagnati di lacrime, sorridevano. Proprio in quel sorriso sta probabilmente il motivo per cui il tecnico svedese è diventato, anche con sua sorpresa, il protagonista di un addio lungo e festoso. Non dal calcio, ma dalla vita.Sven è malato di tumore al pancreas, la stessa patologia che ha colpito Gianluca Vialli. Non può essere operato e nessuna cura può essere risolutiva. Quando a inizio anno ne ha dato pubblico annuncio, è stato inondato di messaggi di solidarietà. Era meno prevedibile che molto del tempo che gli rimane, Sven l’avrebbe speso per prendere commiato dal mondo in cui ha vissuto e lavorato.Aveva un desiderio: sedere sulla panchina del Liverpool, non a caso uno dei pochi club al mondo dove il sentimento di appartenenza è più forte del semplice tifo sportivo. Al di là di ogni retorica e di ogni difesa campanilistica dei propri colori, si può dire che fanno parte della stessa categoria il Boca Jr, forse il Barcellona, il Napoli e la Roma dalle nostre parti. E i Reds non hanno perso l’occasione di accontentare l’uomo che tra l’altro mai aveva fatto parte del club. Lo hanno invitato a sedere su quella panchina a marzo, in occasione di un’amichevole fra le vecchie glorie del club e quelle dell’Ajax. A quella panchina di Anfield, si è avvicinato mentre, manco a dirlo, lo stadio pieno intonava «You’ll never walk alone» Dove il “you”, per una volta, era indirizzato non alla squadra ma a un singolo uomo, destinato a quel passo dove si è soli per forza, come quando si nasce. EPAVialli e MihajlovicNon solo il Liverpool: lo hanno invitato pure il Benfica allo stadio Da Luz e poi il Goteborg, squadra condotta da Sven al triplete nel 1982 (campionato, coppa Uefa, coppa svedese). Lo hanno ospitato e applaudito lungamente nelle scorse settimane.Ma perché Eriksson? Perché questo svedese dall’aplomb britannico sta vivendo una partecipazione comune e diffusa alla sua vicenda umana che va oltre il tifo calcistico? Negli ultimi tempi non sono mancati esempi di ex calciatori che hanno vissuto un lungo e doloroso congedo dalla scena pubblica, Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic su tutti.Entrambi hanno scelto di restare sportivi fino a quando ne hanno avuto la forza. Vialli scrisse durante l’ultimo Europeo una storia nella storia, quell’abbraccio con Mancini resterà per sempre un simbolo, non solo di un’amicizia vera, ma pure di ciò che è una vittoria sportiva. Il semiologo Stefano Bartezzaghi lo sintetizza così nel suo libro Chi vince non sa cosa si perde: «Chi vince realizza la posta in gioco se c’è; ma realizza se stesso». Quell’abbraccio era la più nitida delle realizzazioni possibili.Anche Mihajilovic ne ebbe uno, quando i suoi giocatori andarono sotto le finestre della camera d’ospedale dove era ricoverato, per renderlo partecipe di una vittoria, mentre era nel pieno di un calvario scandito da mutazioni fisiche. «Ho avuto la fortuna di allenare il piede sinistro più forte del mondo» ebbe a dire di lui lo stesso Sven Eriksson.Ma Vialli e Mihajlovic erano stati campioni capaci di scatenare l’urlo e la passione: Eriksson no. È stato un allenatore che ha vinto ma non tantissimo, sempre in giacca e cravatta, parco nei gesti, prudente nella scelta delle parole, attento al suo business tanto da allenare in carriera due squadre agli antipodi l’una dall’altra come Roma e Lazio, una scelta condivisa nella storia con il solo Zeman. Una persona la cui vita privata ha assunto a volte tratti boccacceschi, una fama da dongiovanni, poi messa in crisi quando una delle sue numerose fiamme, la conduttrice tv Ulrika Johnson, colei che pose fine ai nove anni di matrimonio con l’avvocatessa Nancy Dall’Olio, valutò così l’ars amatoria dello svedese: «Il sesso con Sven è noioso come montare un mobile del’Ikea».Perché ErikssonEppure, nonostante tutto ciò, oggi Eriksson raccoglie più passione di quanta ne abbia espressa con i gesti pubblici nel corso della sua carriera. Gli appassionati di storia del calcio hanno sempre ritrovato in lui quella pacatezza quasi inscalfibile che era propria di un suo connazionale, Nils Liedholm, l’allenatore che condusse la Roma allo scudetto nel 1983 e alla disgraziata finale di Coppa Campioni con il Liverpool. C’era Eriksson sulla panchina quando la Roma perse lo scudetto nell’86 crollando contro il Lecce in casa. Non è escluso che i tifosi della Lazio (4 titoli vinti con lo svedese) troveranno un modo per prendere parte al saluto. Eriksson fu ospite dell’Olimpico in un derby di un anno fa. Forse Eriksson riceve più di quanto abbia dato sul piano emotivo perché è ciò che tutti vorremmo essere, soprattutto noi latini. Vorremmo poter essere eleganti e vincenti senza rinunciare alla passione. Vorremmo poter essere seri senza apparire tromboni, essere cittadini del mondo senza rinunciare alle radici. Eriksson è stato nel discorso calcistico quello che il divo Simon Basset è stato in Bridgerton: una sorta di paradigma comportamentale e non solo. Che proprio per questo non esita oggi a mostrare il suo limite, a parlarne e ad abbracciare quel mondo che, dal basso, lo osservava.Simone de Beauvoir, nella Cerimonia degli addii, diceva di Jean Paul Sartre: «La sua scomparsa ci ha separato, la mia non ci riunirà. È già bello che le nostre vite abbiano potuto essere in sintonia così a lungo”. È questo il messaggio che Sven ci sta mandando con il suo tour d’addio. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediPiero Valesio

Omicidio Nada Cella, trovato dna femminile sulla camicia della donnaOmbrellone del dehors vola per il vento e colpisce una cliente: trauma cranico e 6 denti persi

“Rischiamo alcune ore in meno al giorno senza riscaldamento”

Il grido di dolore della storica gelateria di Firenze: “Bolletta da 22mila euro, chiuderemo”Caro bollette, lo sfogo di Casa Vissani: "Se ci vogliono far chiudere basta che ce lo dicano"

Biglietti del cinema a 3,50 euro dal 18 al 22 settembre per combattere lo spopolamento delle saleFiume Sesia, Samuele muore facendo hydrospeed: aveva 25 anni

Primo caso di vaiolo delle scimmie a Barletta

Rimini, morso da una vipera mentre taglia l'erba, muore anzianoMorta sul lavoro a 26 anni, la mamma: “Pensi che certe cose non potrebbero mai succedere a te"

Ryan Reynold
Maltempo, il presidente della Liguria Toti chiede il riconoscimento dello Stato di EmergenzaBimba morta ad Avezzano, la piccola è stata schiacciata da un’altalenaBambina di 5 anni con il Covid è in pericolo di vita

Professore Campanella

  1. avatarGorizia, non riemerge dopo un tuffo nell’Isonzo: morto 17enneETF

    Punto da una vespa va in shock e muore: addio al luogotenente SommaggioPadova, auto travolge un gruppo di ragazzi sul ciglio della stradaPapa Francesco: "Stiamo regredendo, in atto una terza guerra mondiale"Treviso, investito da un’auto mentre insegue il cane: Nicola Baldo morto a 34 anni

      1. avatarCoronavirus, bilancio del 23 agosto 2022: 35.360 nuovi casi e 134 morti in piùCampanella

        Yacht affonda nel golfo di Squillace: tutti gli occupanti messi in salvo

  2. avatarMazara del Vallo, fuoristrada finisce contro il guard-rail: automobilista si salvaEconomista Italiano

    Morta sul lavoro a 26 anni, la mamma: “Pensi che certe cose non potrebbero mai succedere a te"Pordenone, la soldatessa che ha ucciso il 15enne Giovanni Zanier era ubriacaDimentica le chiavi e tenta di entrare dalla finestra: 23enne precipita dal quarto piano, è graveRagazza di 17 anni scomparsa, l'appello della madre: "Aiutatemi a ritrovare Giada"

  3. avatarUomo ai domiciliari chiede di tornare in carcere perché non sopporta più la moglieBlackRock Italia

    Incidente stradale a Salerno, muore un ragazzo di 18 anni: tutti i dettagliIncidente sulla A21 tra tir: due autisti morti carbonizzatiVariante Centaurus, Pregliasco: "Si sta endemizzando ma serve ancora cautela"Treviso, investito da un’auto mentre insegue il cane: Nicola Baldo morto a 34 anni

Alberto Balocco, chi era l’imprenditore? Azienda, incidente, vita privata, padre, moglie, figli e patrimonio

Scuola 2022/23, le regole Covid: tutto ciò che c'è da sapere su mascherine, Dad e quarantenaOssa umane ritrovate in un podere e mistero ad Avellino*