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Fabrizio Corona si riscopre romantico, la tenera dedica a Sara Barbieri: «Nessuno potrà mai capire il nostro universo»Da Torgiano a Veronafiere una selezione di opere d’arte,VOL cimeli e reperti archeologici nello spazio Masaf Frammento di scultura - (Muvit, museo del vino, Fondazione Lungarotti Torgiano)10 aprile 2024 | 19.06Redazione AdnkronosLETTURA: 2 minuti.social-icon-cont a.ico-verify { background: transparent;}.arpage .social-share .social-icon-cont a.ico-verify img { width: 116px;height: 32px;padding: 0;margin-right: 10px;}L’idea di realizzare una mostra proprio all’ingresso di Vinitaly, una vetrina internazionale così importante, come la fiera, "è maturata l’anno scorso quando il ministro Lollobrigida ha visitato il museo del vino di Torgiano e si è reso conto della sua valenza educativa". E' quanto afferma Chiara Lungarotti, amministratore delegato della storica cantina di Torgiano in Umbria, anticipando all'Adnkronos una delle novità più rilevanti della 56esima edizione del Salone del vino, ovvero una mostra, curata dalla Fondazione Lungarotti Onlus e realizzata su invito del Masaf e di Veronafiere, che propone una selezione di trentaquattro opere d’arte, cimeli e reperti archeologici, provenienti dalle collezioni permanenti del Muvit, il Museo del Vino a Torgiano, istituito dalla stessa fondazione il 23 aprile del 1974 quindi esattamente 50 anni fa. Un museo improntato a diffondere la cultura e la storia del vino, considerato il migliore d'Italia dal New York Times e uno dei più interessanti a livello internazionale. "Il museo può diventare uno strumento importante per il mondo del vino italiano, non solo per la nostra famiglia" afferma Lungarotti. I manufatti scelti sono orme di un percorso complesso che, sul filo rosso della storia del vino e del dialogo tra antico e contemporaneo presente al museo, spazia dal mito al simposio, dall’alimentazione alla medicina, dall’amore alla musica, al teatro fino al design. Un excursus storico dal III millennio a.C. all’età contemporanea con reperti archeologici, ceramiche medievali e rinascimentali, incisioni, bronzi e creazioni contemporanee che raccontano il ruolo e l’importanza del vino nell’immaginario collettivo evidenziandone i molteplici usi, consumi e significati simbolici. Si potranno ammirare, tra le 34 opere esposte, oggetti molto antichi, come anfore vinarie di varie origini, dall'antico Egitto, dall'Etruria e una greco-italica del IV III secolo a.C. Una coppa da vino 'Kylix', ceramica a figure nere, Vulci, fine sec. VI a.C. un percorso storico che passa anche per un busto di Bacco di Girolamo della Robbia (Firenze) maiolica del XVI, una splendida incisione di Andrea Mantegna, 'Baccanale con Sileno' bulino (1470), per arrivare a opere più vicine come una linoleografia di Pablo Picasso (1959) e un piatto con satiro (smalto su terracotta) di Jean Cocteau (Parigi 1958)."Giorgio Lungarotti, mio padre, tornando da un viaggio in Europa, alla fine degli anni '60 si accorse che ogni zona vitinicola aveva un museo o un centro studi a sostegno dell'economia locale e decise che anche Torgiano e l'Umbria dovevano avere un museo. Ed è così che insieme a mia madre Maria Grazia Marchetti Lungarotti (oggi 97enne) storica dell’arte e archivista - spiega - fu creato il museo del vino, nel palazzo Graziani Baglioni. Ed è stato concepito un percorso museale sull'importanza del vino nelle civiltà mediterranee con collezioni archeologiche ed etnografiche, dall'epoca romana ed etrusca fino ai giorni nostri". La fondazione attualmente è curata dalla sorella di Chiara, Teresa Severini Lungarotti.
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