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«Aspetto tutto l’anno le settimane qui in oratorio»Alle 13.20, un occhiosulleorigini Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock ora italiana, il nuovo telescopio pensato per fotografare gli eventi successivi al Big Bang è partito dal Kourou Space Center, nella Guyana francese, per un viaggio di 1,5 milioni di chilometri. Gli scienziati lavorano al progetto da 25 anni È riuscito il lancio del James Webb Telescope, il più grande e potente degli osservatori mai costruiti, che è partito attorno alle 13.20 ora italiana a bordo del razzo Ariane 5 dal Kourou Space Center, nella Guyana francese. Il progetto è stato preparato da 25 anni e permetterà una osservazione del cosmo mai realizzata prima che potrebbe permetterci di capire qualcosa di più sulle origini dell’universo. Infatti Webb è stato pensato per “fotografare” cosa successe dopo il Big Bang che secondo le nostre attuali conoscenze diede vita all’universo. Un occhio di 6,5 metri Il sistema ottico che raccoglie la luce per permettere al telescopio di registrare le immagini ha un diametro di 6,5 metri. Per dare una idea della differenza con le missioni precedenti basti dire che il telescopio Hubble aveva un diametro di 2,4 metri, poco meno di un terzo di quello di cui è dotato Webb. Proprio le grandi dimensioni dello “specchio” hanno obbligato gli ingegneri della Nasa a ripensare la progettazione del telescopio. Il sistema ottico, infatti, si aprirà solo una volta in viaggio, con un complesso meccanismo, molto coreagrafico, da cui dipende la riuscita della missione. Questa combinazione di immagini della Nasa mostrano da una parte l'Hubble Space Telescope in orbita e dall'altra una illustrazione del nuovo James Webb Space Telescope. Webb è 100 volte più potente del predecessore. (NASA via AP) Secondo l’austronauta e astrofisico Umberto Guidoni, che è stato interpellato dall’agenzia Agi, l’altra grande novità del telescopio Webb è l’utilizzo della banda dell’infrarosso. «Con l'infrarosso arriviamo a stelle più lontane, stelle che emettono luce ma che, espandendosi l'Universo, giungono a noi spostate verso il rosso e nell'infrarosso. In questo modo andiamo in una zona di cielo più antica, che non abbiamo mai visto, alla ricerca delle radici del nostro Universo. Non arriveremo proprio al Big Bang, ma molto vicino, a circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang». Lo specchio del James Webb Space Telescope. Il lancio è stato rimandato al 25 dicembre per precedenti problemi di comunicazione tra il razzo e l'osservatorio (Laura Betz/NASA via AP)) Si tratta in sostanza di una via parallela per arrivare a capire le origini della materia rispetto a quella esplorata dagli acceleratori di particelle sulla Terra. «Ciò che è interessante nella fisica odierna è che lo studio dell'infinitamente grande, quello che ha a che fare con l'Universo, e dell'infinitamente piccolo, che si misura con le particelle, finiscono per toccarsi: le leggi che governano questi fenomeni sono le stesse, e ancora da mettere a fuoco». In rotta verso Lagrange L2 Il rifornimento del razzo vettore con idrogeno liquido super freddo e propellenti di ossigeno liquido è iniziato attorno alle dieci di mattina, ora italiana. (NASA/Bill Ingalls) Il razzo che trasporetà il telescopio Webb - http://www.nasa.gov/multimedia/guidelines/index.html L’operazione serve a collocare il James Webb Space Telescope sulla rotta verso Lagrange L2: il punto dello spazio dove secondo i programmi dovrebbe posizionarsi lo strumento. Quel punto è stato selezionato per la sua stabilità all'interno del sistema solare che permetterà al telescopio di rimanere attivo con pochissimo carburante. Si tratta di un viaggio verso una orbita distante fino a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi
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