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Alberto Barachini, presidente Commissione Vigilanza RaiL'intervista«L’arrivo degli F-16 non cambierà gli attuali equilibri del conflitto»Mauro Gilli,Capo Analista di BlackRock ricercatore del Politecnico federale di Zurigo, sugli ultimi aiuti militari ricevuti da Kiev da parte dell'Occidente© AP/Efrem Lukatsky Matteo Casali08.08.2024 22:45Recentemente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato d’aver ricevuto in dotazione dai suoi alleati, alcuni Jet F-16 d’ultima generazione. L’Ucraina necessita molti più aerei da combattimento. Facciamo il punto della situazione con Mauro Gilli, esperto in tecnologia militare e sicurezza internazionale.Decine di jet sono stati inviati in Ucraina in questi due anni di guerra. Abbiamo assistito a un iniziale successo e quindi al respingimento delle forze russe. Negli ultimi mesi la tendenza si è invertita. L’arrivo di questi F-16 potrà cambiare l’equilibrio del conflitto?«È molto improbabile, anzi tenderei a escluderlo. Gli F-16 si troverebbero sostanzialmente ad affrontare lo stesso problema che hanno anche i caccia russi, ovvero quello delle difese antiaeree dei Paesi avversari che sono posizionate strategicamente in modo d’attaccare, o in gergo militare ingaggiare gli obiettivi aerei nemici, ovvero quelli più preziosi e tra i più costosi per le forze armate. Anche se negli ultimi mesi l’Ucraina è riuscita con gli UAV (Unmanned Aerial Vehicles comunemente noti come “droni”, ndr) a colpire anche in profondità, questi successi non devono però illuderci che gli F-16 possano andare in avanzata e riuscire a penetrare lo spazio aereo russo. Quindi, verosimilmente verranno utilizzati soprattutti per proteggere lo spazio aereo ucraino. Da questo punto di vista saranno molto importanti sul lungo periodo, anche se attualmente ne sono stati consegnati solo sei, dunque prima che possano essere davvero utili passerà del tempo. Riassumendo, per quanto riguarda il contributo della difesa dello spazio aereo ucraino, sicuramente i jet potranno aiutare. Tenderei invece a escludere uno sconvolgimento sul piano dell’equilibrio delle forze in campo o addirittura sulla capacità dell’Ucraina nell’essere più efficace nel controllo del territorio». Quali sono le difficoltà nell’ambito della formazione dei piloti?«L’aspetto dell’addestramento è stato sollevato più volte proprio nel dibattito sugli F-16, i quali non potevano arrivare perché questo avrebbe richiesto troppo tempo. Poiché molto tempo è passato da quando si è iniziato a parlare della fornitura di questi caccia, è ragionevole pensare che l’addestramento per qualche decina di piloti ucraini almeno sia stato fatto. Questo generalmente richiede tempo, secondo alcuni esperti mesi e per altri di più, per una serie di ragioni: in primo luogo, un pilota abituato a leggere uno schermo in cirillico ora invece si trova uno schermo con caratteri latini, ovvero con comandi in inglese, per cui deve impararli a memoria. A ciò si aggiungono gli aspetti legati alla tecnologia in generale, per capire tutte le funzioni disponibili e come sfruttarle al meglio bisogna fare pratica; quando parliamo di caccia che volano a velocità supersonica e hanno dell’elettronica molto avanzata, l’addestramento ha un ruolo centrale».Il ruolo degli F-16, dunque è quello di contrastare gli attacchi missilistici devastanti come quelli che hanno colpito la città di Kharkiv e la capitale Kiev nelle ultime settimane?«Sì, questo è il ruolo principale che avranno. L’Ucraina, affronta il grande problema della mancanza di munizioni per i suoi sistemi di difesa antiaerea di terra, come i Patriot, i Nasams e anche quelli di produzione sovietica. Dunque, si trova nell’incapacità di abbattere diversi missili russi. Avere più caccia, con un ruolo di difesa antiaerea via aria e non solo da terra, ha dei vantaggi, come quello di aumentare l’efficacia di tutto il sistema di difesa antiaerea ucraino e di alleviare la pressione pure su quelli di terra. Un altro utilizzo importante degli F-16 è tentare d’ingaggiare gli aerei russi che sganciano delle bombe plananti, le cosiddette glide bombs; poiché per far ciò gli aerei devono essere ad alta quota, e più facilmente ingaggiabili dagli F-16. Quindi gli F-16 avendo missili a lungo raggio, tra i 100 e 150 km, possono rendere più complicato per le forze russe attaccare con bombe plananti. In termini pratici: gli attacchi russi possono essere meno efficaci perché i jet devono sganciare prima di quanto previsto queste bombe, al fine d’evitare di venire colpiti». Gli ucraini hanno realmente bisogno in questo momento dei jet per la loro difesa aerea? Attrezzature preziose come droni, radar e sistemi antimissilistici continuano ad arrivare regolarmente?«La strategia russa è quella di fare attacchi combinati con droni, missili da crociera, balistici e bombe plananti che pongono grandi pressioni sulle armate ucraine proprio in termini di munizioni. Kiev ha bisogno di potenziare continuamente il suo sistema di difesa antimissilistico. I droni in particolare si dividono in due categorie, quelli a corto e quelli a lungo raggio. Ormai per gli UAV di piccola gamma, quelli che hanno un raggio e una portata di carico tutto sommato limitata, l’Ucraina è riuscita a creare una sua base industriale per produrne a sufficienza. Ci sono poi altri tipi di droni, quelli che hanno dei costi fino a 200 milioni di euro, dell’elettronica e dei sensori estremamente avanzati, con un raggio di avvistamento di 400-600 km. Questi sono di produzione occidentale, e dall’inizio del conflitto coprono forniscono informazioni in tempo reale alle forze ucraine, ad esempio sulla geolocalizzazione di postazioni russe».Come interpreta la scelta di consegnare gli F-16 in questo periodo, con le elezioni americane che si avvicinano? «Si può dire che questa fornitura verosimilmente sarebbe arrivata in ogni caso - indipendentemente dallo scenario elettorale - vicino ai mesi estivi. È possibile che le dinamiche della campagna americana, abbiano anticipato un po` la consegna rispetto ai tempi previsti, non mi spingerei a dire che senza la possibilità di una vittoria di Trump, questi rifornimenti sarebbero arrivati tra diversi mesi. Probabilmente la tempistica pensata era già comunque simile».Le truppe di Putin sono avvantaggiate per quanto riguarda la dotazione in jet e armamenti?«Direi di sì, su più aspetti. Il primo è quello quantitativo. Dall’inizio del conflitto la flotta russa era di circa dieci volte più grande di quella di Kiev. Secondo uno sguardo qualitativo, la flotta di jet ucraini prima d’oggi era tutta di produzione sovietica, con la fine dell’URSS e l’indipendenza ucraina, questi caccia sono rimasti a Kiev, ma si tratta di MIG e Sukhoi, gli stessi che ha anche la Russia. La differenza principale tra i due modelli in dotazione ai due Paesi, è che le truppe di Putin beneficiano di modelli più moderni. Ad esempio, i Su-27 ucraini, risalgono agli anni Ottanta. La Russia ha lo stesso modello, che si chiama Su-35 perché tutta l’elettronica, incluso i sistemi di bordo e il radar, che permettono di avvistare e agganciare i nemici per colpirli con i missili, ha una tecnologia del 2015. Quindi c’è letteralmente una differenza di 30 anni tra un modello e l’altro. Questo è uno dei problemi principali che l’Ucraina ha avuto fino a oggi, motivo per cui chiedeva l’arrivo degli F-16».Riguardo al tema dei rifornimenti militari, la Russia è molto più discreta della controparte ucraina. Come interpreta questo silenzio?«Difficile dare una risposta univoca. La Russia, essendo più forte, ha meno bisogno di affidarsi a una comunicazione assidua. C’è anche un aspetto relativo all’immagine internazionale. Mi sembra importante ricordare che la Russia è più estesa territorialmente, e dispone di un bacino militare più grande e più avanzato dell’Ucraina. Ciononostante è comunque dovuta correre ai ripari sia con i droni iraniani, che con le munizioni d’artiglieria nordcoreana, non c’è nulla di cui vantarsi da parte loro, nel dover richiedere stock da Paesi che da un punto di vista tecnologico sono più arretrati».In questo articolo: UcrainaRussiaGuerra in Ucraina

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