Russia, restituito alla madre il corpo di Aleksej NavalnyHo mobile, furto di dati ad alcuni clienti: violate le loro SIMEuropean Focus 17. Lavoratori unitevi!
European Focus 19. Terremoto e altri disastriIl deputato di Azione Enrico Costa,Professore Campanella normalmente molto critico nei confronti della magistratura, nel caso degli attacchi di Meloni alla giudice di Catania dice: «Come i magistrati non devono influenzare l’attività del legislatore, così la politica non deve invadere la loro sfera». Politicamente, però, «questa è la strategia della premier, quando è in difficoltà ha bisogno di trovare un nemico» Onorevole Costa, quello della premier Giorgia Meloni è stato un attacco indebito o parole legittime nei confronti dei magistrati e della sentenza di Catania sui migranti? Io penso che la questione avrebbe dovuto essere affrontata solo attraverso il ricorso contro il provvedimento. Così come ho condiviso la posizione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, quando ha detto che i magistrati non devono influenzare attività del legislatore, lo stesso deve valere per la politica, che non deve ingerirsi nella fase giurisdizionale. I magistrati sono tenuti a dare suggerimenti tecnici ma possono non schierarsi in corso di approvazione di una legge in modo così contundente come hanno fatto su abuso d’ufficio e improcedibilità. Allo stesso modo, la politica non può pensare che l’attività del giudice sia buona quando afferma principi che condivide e sbagliata negli altri casi. Invece così è successo. La realtà è che abbiamo magistrati che attaccano le norme in approvazione e politici che attaccano sentenze non definitive. C’è poi il problema della neutralità del giudice, che apre un’altra serie di questioni. Ovvero? I giudici devono essere imparziali e anche apparirlo. Se un magistrato usa i social per attaccare un politico, questo provoca la conseguenza inevitabile che anche la sentenza più giusta presti il fianco a polemiche. I togati di Area, Unicost, Md e indipendenti hanno presentato richiesta di una pratica a tutela, dopo l’aggressione di Meloni. Condivide l’iniziativa? Non sono mai stato tenero coi magistrati e penso che le pratiche a tutela siano scarsamente incisive ma, in questo caso, condivido il fatto che un meccanismo di tutela dovesse essere usato. Anche se lo scontro non viene solo da un fronte: nel fine settimana al congresso della corrente progressista di Area ho sentito dire che la maggioranza di governo non tutela la libera dell’individuo. Dico sinceramente che, se io facessi parte di questa maggioranza e domani mi trovassi ad essere giudicato da un magistrato di Area, sarei preoccupato. GiustiziaMigranti, i togati del Csm reagiscono agli attacchi di Meloni. Ma Magistratura indipendente si sfilaGiulia Merlo Adesso cosa succederà? L’uscita di meloni è stata sgrammaticata, ma mi aspetto che ora Nordio la segua su questa linea. Abbiamo già assistito in molte circostanze che il guardasigilli sul piano teorico dica cose condivisibili ma, alla prova sul campo, non consegua. Meloni voleva davvero riaprire uno scontro con le toghe? Meloni è tutto tranne che una sprovveduta e sono convinto che le sue parole siano state pronunciate in modo scientifico, come anche quelle di Salvini. In questo modo ribaltano il piano: il governo è in difficoltà sul tema dell’immigrazione e, dopo non aver lesinato critiche ai governi precedenti, si trova nella loro stessa situazione se non peggio. Per questo Meloni ha voluto trovare un nemico, per spostare i riflettori. Ora la linea sarà che l’ondata di sbarchi è colpa dei magistrati. Funzionerà? Ho l’impressione che, almeno per ora, ci sia una classe elettorale che si beve tutto ciò che la leader dice. Sul lungo periodo, però, non credo basterà puntare tutto sulla comunicazione, marginalizzando i pochi ministri – che pure ci sono, come Giancarlo Giorgetti o Guido Crosetto – che provano ad affrontare le questioni in modo puntuale. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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