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"Sostituzione etnica", la Lega prende le distanze da LollobrigidaIn una città dove trovare un buon gelato è un’impresa ardua che rasenta l’impossibile,Campanella vivono poche ma inossidabili certezze. Tra questa c’è il gianduiotto di Nico. C’è poco da spiegare cosa sia e dove si mangi a chi Venezia la vive o la frequenta da sempre. È un’istituzione con cui sono cresciute generazioni di veneziani, apprezzato da piccoli, grandi, italiani e stranieri.Come si fa il gianduiotto “veneziano” di NicoSi tratta di un gianduiotto ma in versione gelato che viene tagliato da un grande parallelepipedo tenuto in frigo e avvolto nella carta. Si taglia via una fetta, poi si fa calare il coltello ancora a metà per ottenere un bel pezzo rettangolare da immergere dentro un bicchiere che è già stato riempito di panna montata. Una volta messo il gianduiotto dentro, si mette ancora altra panna montata. Il rito della preparazione dura pochi minuti ma è ipnotico. Soprattutto per quelle vasche di panna freschissima che stanno sul banco della gelateria più famosa di Venezia, nonché una delle più storiche. Si può ordinare al tavolo oppure mangiare “da passeggio” come è più consueto. Così finisce nel bicchiere di carta con due cucchiaini, con la scritta “Gelati Nico” e si cammina sulle Zattere mischiando panna e gianduiotto ad ogni cucchiaiata. Il prezzo al banco? 4,50€ e sparisce nel giro di pochi minuti.La storia della Gelateria Nico a VeneziaLa gelateria nasce intorno agli Anni Venti, anche se viene indicata come data di fondazione il 1937. L’aprì Giovanni Causin, che come soprannome aveva proprio “Nico”, quello che poi divenne il nome della gelateria. Venne da Mesestre, un paesino della provincia di Treviso insieme ai suoi fratelli e alla moglie Emma, con l’idea di aprire un bar davanti al Canale della Giudecca, dove oggi le cose sembrano quasi immutate nel tempo. La grande terrazza sospesa sull’acqua accoglie viaggiatori da tutto il mondo, con un menu che spazia dalle colazioni, ai piatti e ai drink. Poi ci sono i gelati, che vengono preparati dalla vetrina che dà direttamente sulla strada, oppure arrivano al tavolo in sontuose coppe gelato, che a Venezia godono ancora di un certo prestigio.Dal Piemonte a Venezia: il viaggio del gianduiottoMa gli occhi sono tutti per lui: il gianduiotto con la panna e qualche pezzo di nocciola croccante dentro. C’è da chiedersi come sia riuscito il cioccolatino tipico del Piemonte, famosissimo in tutto il mondo, a diventare una piccola icona della città veneziana. Ebbene anche se alcuni si spingono oggi a chiamarlo “gianduiotto veneziano”, cercando di prendersi un pezzetto della fama di Nico anche da loro, la trasposizione del cioccolatino fatto con cacao, nocciole e zucchero (oggetto di una recente contesa finita con una riappacificazione) in un gelato con una forma piuttosto simile, sebbene non uguale, non è affatto inconsueta e venne adottata in molte gelaterie d’Italia. Per esempio Giovanni Fassi a Roma aveva inventato il suo gianduiotto gelato, con la forma originaria e la panna, questa volta, nel ripieno. Questo non cambia che la gelateria, oggi gestita da Maurizio Mutti e Valter Rossi, abbia inventato un simbolo ormai venezianissimo di pura goduria.
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