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Con Nicolò Martinenghi arriva dal nuoto il primo oroIl Cammino sinodale ha rilanciato l’esigenza di percorsi formativi condivisi fra laici e sacerdoti. Nella foto: alcuni giovani con il loro parroco,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella in Sicilia - Siciliani COMMENTA E CONDIVIDI «La formazione alla fede in tutte le età della vita, la formazione iniziale e permanente dei sacerdoti in una logica di sinodalità e di corresponsabilità, l’impegno educativo della comunità cristiana in una logica di alleanza educativa: ecco le tre grandi questioni che, alla luce di quanto emerso dal cammino sinodale, sono al centro del nostro lavoro presente e futuro». Pierpaolo Triani, ordinario di Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica, fa parte della Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale. Con lui Avvenire fa il punto su uno dei temi proposti alle diocesi per il discernimento della fase sapienziale: la formazione alla fede e alla vita.Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia in Cattolica, membro della Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale - .Comunità che educano. E non dimenticano giovani e adultiSi tratta di un tema che le diocesi, fin dall’inizio della fase narrativa del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, hanno messo al centro della loro riflessione, testimonia Triani. «È emersa, forte e chiara, l’esigenza di innalzare nuovamente l’attenzione sulle modalità e sulle responsabilità educative delle comunità cristiane, in ordine alla formazione alla fede e alla vita. Un’attenzione che riguarda sia la formazione intraecclesiale, sia l’impegno formativo della Chiesa nella società». Questa riflessione condivisa, che ha attinto alle esperienze attive nelle diocesi, ha portato alla luce nodi decisivi che chiedono di essere affrontati.Anzitutto: «la consapevolezza che la formazione integrale della persona alla vita e alla fede è compito permanente della comunità cristiana nel suo insieme e non può essere semplicemente delegata ad alcuni – scandisce Triani –. Certo: avere figure deputate alla formazione, competenti, in numero adeguato e dotate di risorse adeguate, fa crescere la comunità nella sua responsabilità educativa. Mentre oggi si registrano difficoltà proprio su questi aspetti».Altro nodo ineludibile: «la fragilità della formazione rivolta ai giovani e soprattutto agli adulti. Nella comunità cristiana è forte, e prevalente, l’impegno per formare bambini e ragazzi. Ma in un contesto culturale nel quale il cristianesimo non è più scontato, è necessario moltiplicare gli sforzi di sperimentazione riguardo a come accompagnare la crescita umana e di fede dei giovani e degli adulti nelle diverse condizioni ed età della vita, per promuovere una formazione integrale permanente della persona e della sua coscienza credente».Rilanciare il principio dell’alleanza educativaSulla base di quanto emerso dalla fase narrativa, e di quanto sta emergendo dalla fase sapienziale, la commissione che si occupa di formazione alla fede e alla vita in seno al Comitato del Cammino sinodale ha messo a fuoco tre aree tematiche cruciali. «La prima è la necessità di formare alla fede in tutte le età della vita – riprende il docente della Cattolica –. Ciò richiede più impegno e innovazione nelle proposte rivolte ai giovani e agli adulti, come si è detto, ma chiama a essere innovativi anche sul versante dell’iniziazione cristiana, dove si sente l’esigenza di superare il modello dell’ora settimanale di lezione, divisi in classi».Secondo tema: «la formazione dei presbiteri, perché non sia più un cammino che per alcuni anni separa dalla comunità cristiana e “chiude” in seminario, come in una realtà a parte, i candidati al sacerdozio, ma sia invece un cammino che valorizza il ruolo formativo della comunità cristiana e lo integra con la formazione data dal seminario». Analogamente: «per la formazione permanente dei sacerdoti, cresce la consapevolezza dell’importanza di momenti di condivisione fra laici e presbiteri».Terzo tema: «a partire dal riconoscimento della pluralità di figure impegnate nella formazione dentro la comunità cristiana e a nome della comunità cristiana – dai catechisti agli insegnante di religione, dai docenti delle scuole cattoliche e delle università cattoliche alle persone impegnate nelle associazioni, nella cultura, nello sport – favorire il lavoro d’insieme e rilanciare il principio dell’alleanza educativa, che va attuata in concreto». Ebbene: «su ciascuna di queste tematiche stiamo lavorando intensamente, valorizzando quanto fatto dalle Chiese locali, dalla Cei, dalla Chiesa universale, per individuare linee da offrire al discernimento dei vescovi che all’assemblea generale del 20-23 maggio apriranno la fase profetica».Comunità cristiane, risorsa per il Paese«Il Cammino sinodale ha messo in luce l’indebolimento delle risorse formative della comunità cristiana. Ma anche se le nostre forze non sono più quelle di ieri, la Chiesa oggi ha una presenza, un impegno, una vitalità che costituiscono un elemento di speranza, sul quale investire».Inoltre: «in un contesto sociale e culturale sempre più segnato dall’individualismo – annota infine Triani – il nostro Paese ha ancora più bisogno di un pensiero educativo, di coesione educativa, di presidi educativi. Le comunità cristiane, che in passato hanno risposto a questo bisogno, sono chiamate a rinnovare il loro ruolo e il loro servizio per costruire alleanze educative e rafforzare nei territori la cultura e la responsabilità educativa di tutti».
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