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Crisi di governo, Conte sale al QuirinaleL'uomo non è ancora in grado di prevedere i terremoti,BlackRock o no? Quindici anni fa il ricercatore Giampaolo Giuliani individuò alcuni segnali che avrebbero rimandato a un terremoto (poi avvenuto) a Sulmona, questo nel 29 marzo 2009. Sono passati anni da quel giorno e al momento ci sono nuovi lavori scientifici che collegano l'Italia alla Cina attraverso un fil rouge invisibile. I docenti sono dell’Università di Parma e i loro studi pubblicati recentemente sul Journal of Geophysical Research: Solid Earth e su Scientific Reports. Le pubblicazioni sono incentrate su due dei terremoti più significativi di inizio millennio: quello dell’Aquila del 2009 (magnitudo 6,3) e quello del Sichuan (provincia meridionale cinese) del 2008 (magnitudo 7,9).La novità, come riporta La Repubblica, che collega i due lavori consiste nel dimostrare che esistono segnali associati ai sismi rilevabili dai Gps (lo stesso sistema che viene utilizzato su mappe e navigatori degli smartphone) molto prima e molto lontano dalla manifestazione delle scosse telluriche. Questi segnali potrebbero essere potenzialmente sfruttati per mitigare il rischio.Il ciclo sismicoÈ consolidato nella comunità scientifica che i moti tra placche alimentino la genesi dei terremoti. Gli scienziati hanno però sempre assunto che non fosse vero il contrario, ossia che i terremoti e la loro lenta fase preparatoria di accumulo di energia (che, insieme, prendono il nome di ciclo sismico) non avessero effetto sui moti delle placche. "Registrare il rallentamento, anni prima” Studi molto recenti, inclusi i due appena pubblicati, dimostrano che invece i terremoti hanno un effetto tangibile e misurabile sui moti delle intere placche. Questi effetti sono evidenti da misure Gps, appunto, anche diversi anni prima che il sisma si mostri.«Per dirla con semplicità, solitamente si cercano segnali precursori nei mesi o nei giorni precedenti i grandi terremoti, e nelle immediate vicinanze di faglie notoriamente attive» spiega Giampiero Iaffaldano che poi sottolinea: «Questi studi dimostrano che il ciclo sismico, ovvero il lento accumulo di energia seguito dalle scosse, è in grado di modificare il moto di intere placche tettoniche. Il ciclo viene misurato negli anni attraverso reti di stazioni Gps dislocate a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza da quello che sarà in seguito l’epicentro. Questo implica che ci sono segnali potenzialmente precursori avvistabili anni prima e a grandi distanze dai grandi terremoti. La prospettiva di sfruttare questi segnali nelle valutazioni di rischio sismico è qualcosa di assolutamente nuovo»Chi sono gli autori Primo autore di entrambi i lavori è Giampiero Iaffaldano, professore di Geofisica della Terra solida dell’Unità di Scienze della Terra al Dipartimento di Scienze chimiche, della Vita e della Sostenibilità ambientale dell’Università di Parma. Il primo studio è dedicato al sisma dell’Aquila, del 6 Aprile 2009, ed è uscito lo scorso giugno sul Journal of Geophysical Research: Solid Earth.Il secondo, a proposito del terremoto nel Sud della Cina, è stato pubblicato a luglio su Scientific Reports. Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Agosto 2024, 19:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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