Medio Oriente, Hamas ha scelto Sinwar come sostituto di Haniyeh: "Deve decidere sulla tregua"Tiziana Mastrobuono, Autore a Notizie.itLa Russia vuole cambiare i confini (via mare) con Lituania e Finlandia
Surfisti scomparsi nel nulla: ritrovati morti in un pozzoParigi 2024Sándor Kantor,VOL l’anello di congiunzione tra Lugano e l’ItalvolleyWeekend di finali olimpiche nella pallavolo: ne parliamo con il 53.enne ungherese, padre dell’ex capitana delle ticinesi Mercedesz - L’ex schiacciatore ha condiviso il campo con la «generazione di fenomeni» azzurra - Ora è il vice allenatore di Scandicci nella Serie A femminile© EPA/TERESA SUAREZ Fernando Lavezzo10.08.2024 06:00Secondo la teoria dei sei gradi di separazione, ogni persona – citiamo da Wikipedia – «può essere collegata a qualunque altra persona (o cosa) attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari». Al Volley Lugano ne basterebbero solo due, di intermediari, per connettersi con il meglio delle Olimpiadi. Il papà di Mercedesz Kantor-Warden, ex capitana rosanero, è infatti Sándor Kantor, un personaggio molto noto nella pallavolo mondiale. Ex schiacciatore e attuale vice allenatore di Scandicci nella Serie A femminile, il 53.enne ungherese conosce personalmente numerosi protagonisti e protagoniste di Parigi 2024. Andrea Giani, coach della Francia maschile che oggi alle 13.00 contenderà l’oro alla Polonia, è stato suo compagno a Modena. Ferdinando De Giorgi, che ieri ha mancato il bronzo alla guida degli azzurri (3-0 per gli USA), è stato suo allenatore e palleggiatore a Cuneo. Nella finale femminile di domani tra Italia e Stati Uniti, scenderanno in campo diverse ragazze da lui allenate o affrontate. Uno degli assistenti di Julio Velasco, Massimo Barbolini, era il suo «capo» fino a pochi mesi fa a Scandicci. L’elenco sarebbe ancora lungo, ma ci fermiamo qui, lasciando la parola allo stesso Kantor, raggiunto telefonicamente in Toscana: «Lo spettacolo offerto da questi Giochi è bellissimo», ci dice. «Per chi, come me, ha la fortuna di lavorare in Italia, sono state settimane appaganti, perché il movimento azzurro si è confermato al top. Gli uomini hanno mancato la medaglia, è vero, ma a questi livelli basta una giornata storta per uscire sconfitti. In semifinale i francesi sono stati più bravi e il pubblico di casa ha giocato un ruolo importante». Nella finalina di ieri, il contraccolpo s’è fatto sentire: «Ma la squadra è giovane, avrà altre occasioni», afferma Kantor, 168 volte nazionale ungherese. «Per quanto riguarda le donne, vedo l’Italia favorita per l’oro. Le americane sono forti, ma solo Velasco può alternare due opposti di valore come Egonu e Antropova. Questa squadra azzurra è destinata a lasciare il segno per molti anni e sarà tra le favorite anche tra quattro anni ai Giochi di Los Angeles. Qualche veterana lascerà, ma dietro c’è già chi spinge per prendersi un ruolo da protagonista». La citata Ekaterina Antropova, 21 anni, è una dei gioielli di Scandicci, la squadra di Kantor, finalista nello scorso campionato: «Ho lavorato con lei negli ultimi tre anni. E in questa nazionale gioca anche la centrale Anna Danesi, che ho allenato nel 2013-14 quando era una promettente diciottenne, al Volleyrò di Casal de’ Pazzi. Mi piace pensare che in questa medaglia olimpica, d’oro o d’argento si vedrà domani, ci sia anche un pezzettino del mio lavoro con loro». Gli allievi e il maestroSándor ha giocato in Italia tra il 1997 e il 2002, condividendo il campo con la famosa «generazione di fenomeni» del volley italiano. Alcuni di loro, oggi, sono allenatori di altissimo livello: «Quando giocavano, i vari Giani, De Giorgi e Lorenzo Bernardi, ma anche Grbic (il coach serbo della Polonia, ndr.), avevano già in testa l’idea di allenare. E mi ci metto pure io. Siamo tutti dei fanatici della pallavolo. All’epoca non ci accontentavamo di giocarla, la studiavamo anche. Una volta smesso, abbiamo sentito il bisogno di trasmettere le nostre conoscenze e le nostre esperienze ai giovani, animati da una grande passione».Il maestro di molti è stato Julio Velasco, che domani, a 72 anni, cercherà nel torneo femminile quell’oro olimpico sfuggitogli con l’Italia maschile a Barcellona 1992 e ad Atlanta 1996: «Prima ancora di essere un grande allenatore, Julio è una persona importante per tutta la pallavolo, non solo italiana. Io dico sempre che a questi livelli, con giocatrici straordinarie, non è difficile mettere la squadra in campo. Le grandi campionesse sanno sempre cosa fare. L’allenatore deve allora essere una guida, dare una direzione e assicurarsi che tutte remino dalla stessa parte. Deve saper gestire e motivare il gruppo, ma anche trasmettere tranquillità e trasformare i problemi in opportunità di crescita. Ricordandosi sempre una cosa: nel volley servono tutti, non solo i 6-7 che sono in campo».Strani incrociPer la pallavolo è stata una Olimpiade ricca di incroci particolari. Andrea Giani, recordman di presenze in azzurro, ha estromesso la «sua» Italia in semifinale. Monica «Moki» De Gennaro, libero delle azzurre, ha raggiunto la finale a spese del marito Daniele Santarelli, suo allenatore a Conegliano, ma suo avversario sulla panchina della Turchia. Di sfide in famiglia, Sándor Kantor se ne intende: «Nel 2017 io e mia figlia Mercedesz ci siamo affrontati nella finale del Trofeo Lazio - Città di Roma di Serie B. Io allenavo il Volleyrò, lei giocava nel Volleygroup Roma. Abbiamo vinto noi, ma a fine partita sono subito corso ad abbracciarla. È stata anche una mia giocatrice, un po’ come capita ora tra Santarelli e De Gennaro a Conegliano. In quell’occasione, per me, è stato importante chiarire subito le cose con Merci: ‘‘Fuori dalla palestra sono il tuo papà, in palestra sono il tuo allenatore’’. Credo che sia stato più difficile per lei, ma abbiamo trovato il nostro equilibrio. Tra i nostri ricordi più belli, c’è un torneo di beach volley misto vinto in coppia nel 2016». Lugano, per Sándor Kantor, è ormai una meta abituale: «Ci vive la mia seconda famiglia, quella che mia figlia ha formato con Hamish (Warden, cestista in forza ai Tigers negli ultimi due anni, ndr.). Da quando sono diventato nonno, ho un motivo in più per salire in macchina e venire in Ticino».In questo articolo: SportParigi 2024Pallavolo
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