File not found
Economista Italiano

Sileri: "Il green pass non discrimina ma protegge, da ottobre terza dose per i più fragili"

Semestre bianco e Quirinale: cosa dicono i sondaggiVoghera, la sindaca rompe il silenzio: "Basta strumentalizzazioni"Francesca Benevento, candidata consigliera comunale a Roma: "Vogliono decimarci con vaccino e microchip"

post image

Scuola, nuovo protocollo di sicurezza: tensioni sull’accordo tra sindacati e GovernoUn gran numero di monumenti abbattuti o imbrattati negli ultimi anni pone con urgenza il problema affrontato da due nuovi volumi di Tomaso Montanari e Antonella Salomoni. La rimozione dei segni della memoria,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock anche quando infausta, non può essere una soluzione. L’esempio della Kunsthaus di Zurigo con le opere di Emil BührleSulla facciata dell’ex Casa del fascio di Bolzano campeggia un grande fregio a bassorilievo, con tanto di Mussolini a cavallo e l’immancabile scritta «credere, obbedire, combattere». Nel 2017 l’amministrazione locale ebbe l’idea di creare, con una proiezione luminosa, una sorta di controscritta permanente, che viene così ad essere leggibile sulla facciata, e scelse la frase di Hannah Arendt: «Nessuno ha il diritto di obbedire», che in tal modo campeggia in tre lingue e ci ricorda che non si può invocare il dovere di obbedienza quando gli ordini impartiti sono criminali e inumani.È un buon esempio di come si possa intervenire su un monumento controverso, che celebra un’epoca e un passato da cui dobbiamo prendere le distanze, criticandolo senza distruggere quelle vestigia che, per vari motivi, sarebbe problematico abbattere. La cosa vale in particolare per le architetture, che possiedono una funzione utilitaria accanto a quella simbolica ed estetica, ma si pone in modo simile per i monumenti, anche se questi ultimi sono spesso dei meri strumenti comunicativi e celebrativi e di rado assurgono a opere d’arte di grande significato.Dall’iconoclastia al museoCe lo ricorda il volume appena pubblicato da Tomaso Montanari per Laterza, Le statue giuste, che prende avvio da quel che è accaduto in Inghilterra, a Bristol, al monumento che rappresenta Edward Colston, un mercante del Seicento onorato a lungo in diversi luoghi della sua città natale come benefattore, per le donazioni lasciate alla cittadinanza, ma del quale in tempi recenti è emerso con sempre maggior certezza il ruolo avuto nel commercio di schiavi dall’Africa, fonte principale delle ricchezze accumulate.Già oggetto in precedenza di alcune contestazioni, il monumento venne abbattuto nel 2020 nel corso di una manifestazione connessa alla morte di George Floyd negli Stati Uniti e alla susseguente protesta Black Lives Matter. I quattro giovani che avevano rovesciato la statua e l’avevano gettata in un canale del porto, noti come “The Colston four” vennero denunciati e processati ma furono assolti per le motivazioni del loro gesto. La statua, successivamente ripescata dalle acque, ed esposta in posizione orizzontale con i segni della vernice con la quale era stata imbrattata, si trova ora nel museo di Bristol.Quando bisogna fare i conti con un monumento o con un’opera d’arte discussa, il primo stadio di solito è quello dell’abbattimento, della rimozione, spesso della demolizione. Il fenomeno dell’iconoclastia, della distruzione violenta delle opere d’arte, che siamo soliti legare alle lotte religiose (a Bisanzio, o alla Riforma protestante) in realtà ha spesso una matrice squisitamente politica. I cambi violenti di governo, il rovesciamento delle dittature è quasi sempre seguito dalla distruzione di monumenti e simboli del passato. Montanari ricorda l’ondata di demolizioni di statue dei sovrani nei primi tempi della Rivoluzione Francese, ma il fenomeno più massiccio ed esteso di vera e propria iconoclastia in anni recenti è l’enorme quantità di monumenti celebrativi abbattuti (e spesso completamente distrutti) nei paesi dell’ex blocco sovietico. La statua "A Surge of Power" che ha rimpiazzato quella di ColstonCancellazione o riscrittura della storiaI numeri forniti da Antonella Salomoni nel suo Lenin a pezzi. Distruggere e trasformare il passato (Il Mulino, 2024) sono veramente impressionanti: delle circa 15000 statue di Lenin esistenti, la quasi totalità è stata rimossa. Nei paesi baltici e in Polonia praticamente non se sopravvive nessuna; in Ucraina si è assistito ad ondate di abbattimenti successivi, e ovunque alla protesta contro i passati regimi comunisti si è sovrapposta quella contro l’asservimento all’URSS. Quasi mai, in questi paesi, si è assistito a interventi di reinterpretazione o sovraiscrizione dei monumenti, anche se a volte il transito al museo è stato l’esito finale.Ma quando le condizioni storiche lo consentono, il passaggio attraverso le tre tappe del percorso individuato da Montanari, quello che va dalla mera distruzione (iconoclastia) alla riscrittura del significato (risemantizzazione) e infine all’ingresso nel museo (patrimonializzazione) resta un percorso auspicabile. Montanari ha ragione nel notare che con le vestigia del periodo fascista, in Italia, abbiamo fatto ben poco in questa direzione, e molto resta da fare. La cancellazione della memoria, anche quando si tratta di una memoria di infamia, non è mai la strada auspicabile, come non lo è la mera acquiescenza al fatto storico. La storia si riscrive e si reinterpreta continuamente, anche e soprattutto nello spazio pubblico, nei nomi delle strade e degli edifici.E se il museo stesso è contaminato?Un esempio particolarmente riuscito di reinterpretazione e contestualizzazione storica riguarda appunto un museo, il Kunsthaus di Zurigo, nel quale è in corso una mostra dedicata a una collezione particolarmente controversa, quella donata alla città svizzera dagli eredi di Emil Bührle. Si tratta di una collezione di straordinario valore, comprendente decine di capolavori, da Monet a Cézanne (con lo strepitoso Ragazzo dal panciotto rosso) da Van Gogh (presente con uno straordinario autoritratto) a Picasso.Ma l’eccezionale qualità artistica della collezione, quando è stata esposta in un primo allestimento, non ha evitato che nascessero molte discussioni e parecchie prese di posizione indignate, che hanno finito per coinvolgere la stessa storia recente della repubblica elvetica.Anche in questo caso le polemiche nascono dalla figura del mecenate e presunto benefattore. Emil Bührle con la sua industria ha prodotto armi per decenni, prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Nel periodo bellico ha continuato a farlo, e ha venduto armi alla Germania nazista. È diventato così l’uomo più ricco della ricchissima Svizzera, e ha potuto ingrandire la propria collezione di capolavori, che aveva già cominciato ad accumulare in gioventù, acquistando opere di assoluto valore.Peccato che su alcune di esse gravi il sospetto siano state comprate ad ebrei che se ne dovettero privare sotto il peso delle persecuzioni hitleriane. Chi entra a visitare la mostra ne ha subito una testimonianza particolarmente toccante. La prima opera in esposizione è il ritratto di una giovanissima Irène Cahen d’Anvers, dipinto da Auguste Renoir quando la bambina aveva otto anni. Irène lo donò alla figlia Béatrice, ma l’opera venne confiscata a Parigi durante l’occupazione nazista, fini nella raccolta privata del massimo gerarca, Hermann Göring. Béatrice e la sua famiglia morirono ad Auschwitz. La madre rientrò in possesso del ritratto dopo la guerra ed esso venne poi acquistato da Bührle.Quando la collezione è stata esposta una prima volta, il sospetto sulle acquisizioni e le compromissioni di Bührle con il commercio delle armi e addirittura con la Germania hitleriana hanno fatto sì che una parte della cittadinanza arrivasse a chiedere la chiusura della esposizione. La riposta del museo è stata, mi pare si possa dire, esemplare. Si è scelto di non occultare la storia, di non nascondere la storia del trafficante d’armi a beneficio di quella del mecenate, ma di raccontare sia la prima sia la seconda.Contemporaneamente il museo ha iniziato una grande campagna di informazione, con cartelloni illustrativi, video, interviste, ed ha al tempo stesso commissionato a un gruppo di storici un’indagine accurata sui precedenti proprietari delle opere impegnandosi ad avviare una terza fase dell’allestimento quando l’indagine storica avrà portato a risultati sicuri. Chi visita la mostra è chiamato ad esprimere il proprio punto di vista e alcune testimonianze sono registrate e ascoltabili. Insomma, la mostra è diventata una sorta di meta-esposizione nella quale l’oggetto non sono più solo le opere, ma l’allestimento stesso, la contestualizzazione di quanto esibito e l’avvio di un dibattito pubblico che porta inevitabilmente a discutere il ruolo avuto dalla neutrale Svizzera nel periodo più buio del Novecento europeo.Una strada che dovremo percorrereÈ una strada che sarà sempre più necessario seguire, per gli edifici, per i monumenti, per i musei. Pensiamo soltanto a quanto potrebbe avvenire per le raccolte che espongono manufatti e opere d’arte acquisiti durante i periodi di dominio coloniale. Non basterà certo al Museo reale per l’Africa Centrale di Bruxelles, risultato di uno dei periodi di peggior sfruttamento coloniale da parte di una potenza europea, aver cambiato nome in Africa Museum; ma anche noi italiani avremmo molto da farci perdonare.E invece, quando abbiamo restituito tra mille resistenze la stele di Axum che avevamo depredato all’Etiopia, e per quarant’anni aveva occupato lo spazio davanti alla sede FAO di Roma, ci siamo ben guardati dal collocare al suo posto qualcosa che ci ricordasse quella storia, anzi la nostra storia.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediPaolo D'AngelofilosofoProfessore ordinario di estetica presso l’Università di Roma Tre dal Settembre 2001. Dopo la laurea presso l’Università di Roma “La Sapienza”, ha ottenuto il dottorato di ricerca in Estetica presso l’Università di Bologna. Ha insegnato come professore associato di Estetica presso l’Università di Messina dal 1992 al 2000.  È stato Direttore del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dal 2013 al 2018. È  stato vicepresidente della Società Italiana di Estetica dalla fondazione di quest’ultima nel 2001 al 2014.

Green pass obbligatorio, Salvini soddisfatto: "L'importante era non rovinare le ferie agli italiani"Afghanistan, Draghi incontra Macron: "Parliamo di futuro"

Nuovo decreto su scuola, trasporti e costo dei tamponi: domani la cabina di regia

Covid, l'appello di Draghi agli italiani prima delle vacanze: "Se vi vaccinate le cose andranno meglNotizie di Politica italiana - Pag. 316

Notizie di Politica italiana - Pag. 304Draghi minacciato e insultato sul web dai no-vax: in corso perquisizioni della Digos

La ministra Lamorgese sugli attacchi di Salvini: “Disponibile ad un incontro”

Salvini a Olbia, arrivo profughi afghani: “Sì a donne e bambini, no a ventenni e trentenni belli robusti”Conte: "Il mio cuore batte a sinistra, sul green pass a lavoro no ai licenziamenti"

Ryan Reynold
Elezioni amministrative, Letta (PD): “Siamo tornati in sintonia con il Paese”Tajani: "Il problema è il virus, non il Green Pass"Il figlio di De Luca diventa professore universitario ma è l'unico partecipante al concorso

Professore Campanella

  1. avatarCovid, Mattarella: "Vaccinarsi è un dovere civico e morale"analisi tecnica

    Paradosso green pass: in alcuni casi tavoli esterni assegnati a chi non lo haGelmini: "Obbligo vaccinale non è un'eresia, green pass può essere esteso"Salvini: "Centrale nucleare in Lombardia? Sì, che problema c'è? La Svezia di Greta ne ha 8"Incendio Roma, Conte a Meloni: "Anche oggi hai continuato a fare propaganda"

      1. avatarScuola, Rossano Sasso sulle riaperture: "Sì a tamponi salivari. Il vaccino non basta"Professore Campanella

        Amministrative 2021, in 183 comuni un solo candidato sindaco ma l’elezione non sarà automatica

  2. avatarMeloni: “Il green pass uccide l’economia e sui controlli il governo scarica le sue responsabilità”Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

    Covid, l'appello di Draghi agli italiani prima delle vacanze: "Se vi vaccinate le cose andranno meglVaccino Covid, Ministero della Salute: positivi dopo prima dose, quando fare la secondaConte: “Draghi non fa compromessi con Salvini? È più bravo di me”Paola Taverna sullo Ius Soli: "Non è una priorità, dibattito pretestuoso"

  3. avatarSemestre bianco: quando inizia, cos'è, cosa significa e perché è importanteBlackRock

    Elezioni amministrative 2021, la data: raggiunto l'accordo per il 3 e 4 ottobreFedriga: "Con green pass potremo tenere aperte le attività anche se una regione diventasse arancione"Silvio Berlusconi di nuovo in ospedale al San Raffaele: è la terza visita in due settimaneGreen pass, Letta: “Patto di maggioranza sui vaccini, tutti i candidati siano immunizzati” 

    VOL

Elezioni amministrative, Letta (PD): “Siamo tornati in sintonia con il Paese”

Vaccino Covid, Ministero della Salute: positivi dopo prima dose, quando fare la secondaSelvaggia Lucarelli sul Fatto: “Se continua così il nuovo Conticidio se lo fa Conte da sé”*