Incidente a Cermenate venerdì 26 maggio 2023, un mortoOmicidio Giulia Tramontano, il gip: "Non riconosciamo aggravanti di premeditazione e crudeltà di Impagnatiello".Scuola, ministro Valditara: "Oggi nessuno vuole fare l'insegnante"
È morta Isa Barzizza: l'attrice spalla di TotòAnsa COMMENTA E CONDIVIDI Il caro-vita colpisce anche le mense scolastiche,investimenti provocando, in un solo anno, un aumento medio del buono pasto del 3%, con punte del 26% in Calabria. Ciò si traduce in un costo di 85 euro al mese, mediamente, per famiglia, per ciascun figlio iscritto alla scuola dell'infanzia e alla primaria. La regione con i costi più alti è la Basilicata (109 euro mensili), mentre quella più economica e la Sardegna (61 euro nella scuola dell'infanzia e 65 euro per la primaria). Sono i dati principali della settima Indagine di Cittadinanzattiva sulle mense scolastiche, che stila la classifica dei capoluoghi. Il meno caro è Barletta, con un costo medio del buono pasto di 2 euro sia per l'infanzia che per la primaria. Per l'infanzia, invece, il capoluogo più caro è Torino (6,60 euro a pasto), mentre per la primaria si spende di più a Livorno e Trapani (6,40 euro a pasto). Tra le città metropolitane, la meno cara è Roma, dove una famiglia spende 2,32 euro a pasto in entrambe le tipologie di scuola.Soltanto una scuola su tre ha il locale mensaSu 40.160 edifici scolastici censiti dall'Anagrafe nazionale, soltanto un terzo (13.533) ha il locale mensa e, in aggiunta, la distribuzione non è omogenea sul territorio nazionale. Ancora una volta, ad essere penalizzato è il Sud, dove poco più del 20% delle scuole è dotato di mensa, rispetto al 41% del Centro e al 43% del Nord. Il territorio più povero di mense scolastiche è la Sicilia, con appena il 13,7% degli edifici dotati di questo servizio, seguita dalla Campania con il 15,6%. In Valle d'Aosta, invece, il 72% delle scuole ha la mensa, seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente nel 60% degli edifici scolastici. Questa distribuzione a macchia di leopardo, sfavorisce i territori sguarniti di mense, che non hanno così la possibilità di offrire il tempo pieno alle famiglie che ne avrebbero bisogno.Nemmeno il Pnrr dà una mano al SudNonostante le buone intenzioni, nemmeno il Piano nazionale di ripresa e resilienza riuscirà a venire incontro alle esigenze delle famiglie del Sud Italia. «Almeno non nella misura sperata», sottolinea Cittadinanzattiva. Infatti, si legge nell'Indagine, su 1.052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve - da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili - la metà delle risorse, contro il 58% previsto dal piano originario. Inoltre, sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa; per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione ed ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti.«La mensa diventi un servizio pubblico essenziale»«Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale - ricorda Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva - e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno».
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