File not found
analisi tecnica

Crisi Ucraina, USA: "Ritiro falso, la Russia ha stanziato altri 7000 soldati al confine"

Verso la terza guerra mondiale? Quali sarebbero i possibili schieramentiSono sei i bambini ucraini nati finora in rifugio dall’inizio dell’invasioneUcraina, Cina contro le sanzioni alla Russia: "Sono illegali"

post image

Donald Trump: “Putin sta suonando Joe Biden come un tamburo”Il tricolore su certe maglie pesa e su altre no. Nel giro di quattro anni se lo sono divisi Inter (due volte),ìsimilicosìCapo Analista di BlackRock Milan e Napoli, con una differenza, sulla condizione. Tanto più Milano regge l’urto della vittoria del “titulo” con la semplicità delle grandi squadre che sanno che è solo una delle grandi pagine che le spettano, tanto più Napoli sprofonda nel rimpianto, e anche i più illuministi devono ammettere che si trattò di un miracoloCome la mano di Mario Brega, in Bianco, Rosso e Verdone, poteva «esse fero» e poteva «esse piuma»: lo scudetto su certe maglie pesa e su altre no. A Milano non pesa, a Napoli sì. Nel giro di quattro anni lo scudetto se lo sono divisi Inter (due volte), Milan e Napoli, con una differenza, appunto, quella breghiana sul peso o la condizione. Adesso che l’Inter l’ha definitivamente tolto dalla maglia del Napoli, appuntandosi anche la seconda stella perché ha raggiunto quota venti campionati vinti, si ha l’impressione che per le numerose maglie della squadra di Aurelio De Laurentiis – una per ogni evento, perché tutto è affare – lo scudetto sia stato un gadget evaporante, tanto che l’arrivo nelle sale del film sull’evento ha l’aria di una beffa, oltre ad apparire come il documento provante che la cometa è davvero passata, che l’epifania c’è davvero stata, anche se la realtà sembra negarlo, confermando la convinzione che al pari del turismo, l’unica attività del sud è declinarsi in nostalgia e passato, invece di prendere le misure per il futuro.E il fatto che il film sullo scudetto del Napoli sia pieno di attori, più o meno napoletani, oltre al coagularsi dei due campi economici delaurentiisiani: cinema e pallone, diventa l’ulteriore prova – felliniana – della meta-realtà, siccome il quotidiano è scadente, meglio rifugiarsi nel sogno che fu. E tanto più Milano – sponda Inter – regge l’urto della vittoria del “titulo” con la semplicità delle grandi squadre che sanno che è solo una delle grandi pagine sportive che le spettano, tanto più Napoli sprofonda nel rimpianto, e anche i più illuministi, cartesiani e caccioppolisti devono ammettere che sì, si trattò di un miracolo. Anche perché gli artefici della vittoria, Simone Inzaghi e Beppe Marotta, non smontano il tendone del circo e se ne vanno in un’altra piazza come Luciano Spalletti e Cristiano Giuntoli, anzi, restano, come erano rimasti quando avevano sperperato un campionato vinto, poi ceduto al Milan, o quando erano andati a un Lukaku così dalla vittoria della Champions League, come ha ricordato Pep Guardiola qualche giorno fa dopo l’eliminazione del suo Manchester City da parte del Real Madrid di Carlo “catenaccio” Ancelotti.La gestione del costruireOra, a parte l’evidente onestà intellettuale di Guardiola che alcune volte rasenta i pensieri di Forrest Gump, era chiaro a tutti che Simone Inzaghi dovesse solo crescere – e si diventa grandi in fretta accumulando sconfitte in finale di Champions – e con lui la sua Inter, tanto che come per il Napoli di Luciano Spalletti il campionato è finito a febbraio, anche se abbiamo scoperto che pure Milano è superstiziosa ma non lo dice, e per raccontarlo ci vorrebbe il Marotta (Giuseppe da Napoli, non Beppe da Varese) che scrive A Milano non fa freddo. L’elenco delle diversità vere o apparenti è lunghissimo, ma tutte si esplicano nei due padri-presidenti: Milano ne ha uno giovane e straniero, Zhang Kangyang, intraprendente e distante – tanto da festeggiare via Zoom con i suoi calciatori – lasciando tutto il romanticismo al presidente storico Massimo Moratti che svolge la funzione antropologico-cinematografica che a Napoli fu affidata a Paolo Sorrentino; Napoli, invece, ha un presidente anziano che dorme poco e per questo si sente giovane, perché vede l’alba prima di tutti invidiando il fatto di non poter essere il sole o almeno il Re sole, e l’unica distanza che ha messo tra sé e la vittoria è stata quella di non andare a Udine, forse per scaramanzia, poi è seguito uno show che partiva dalla sua giacca e tornava alle tasche dei suoi calzoni. CulturaL’Inter prepara la festa scudetto, com’è cambiata Milano intorno al calcioMarco CirielloscrittoreI presidentiAssenti entrambi, Zhang e De Laurentiis, per motivi diversi, alla partita della consacrazione, i due presidenti raccontano le rispettive città: una che ha accettato di annullare la geografia attraverso i conti correnti accollandosi il rischio di essere venduti da una stagione all’altra, e una che è stata scelta da una famiglia monarchica, vissuta dal popolo in base alle stagioni, e che però garantisce una intramontabilità, perlomeno gattopardesca, quello di Tomasi di Lampedusa e Visconti non quello di Lucchini visto da Santanché. La differenza, purtroppo, sta nel saper fronteggiare il futuro e le partenze con una capacità a-religiosa che poi è la stessa che permette di amministrare le vittorie come se fossero normalità.Quando l’anno scorso se ne sono andati Romelu Lukaku, André Onana, Marcelo Brozović c’è stato “solo” un dibattito da cineclub, senza drammi, con dei rimpiazzi che si sono rivelati fondamentali: Marcus Thuram, Yann Sommer, Davide Frattesi, oltre Benjamin Pavard che è una storia a parte. Mentre il Napoli che pure aveva saputo tenere i suoi due campioni Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen non ha saputo sostituire Kim Min-jae e non sono bastati tre allenatori (Rudi Garcia, Walter Mazzarri, Francesco Calzona) per non farsi dare trenta punti dall’Inter, oltre ad aver rimpiazzato il direttore sportivo Giuntoli con Mauro Meluso che ha dato l’impressione dei rimpiazzi in Rai di Enzo Biagi dopo l’editto bulgaro.Insomma dove Zhang ha saputo trovare uno al quale demandare come Beppe Marotta che si aggiudica il suo decimo campionato – e che poi ha con sé la bandiera Javier Zanetti e il mozzo Piero Ausilio –, De Laurentiis non riesce a demandare o se lo fa sbaglia, forse ubriacato dal dopo “titulo” non essendo attrezzato per la vittoria, finendo per doversi accontentare come il soldato Joker di Full Metal Jacket: «Per oggi abbiamo scolpito abbastanza i nostri nomi nelle pagine della storia». Zhang vive di sorrisi e sobrietà, la sua voce è sconosciuta ai più, lasciando l’illusione che sappia scegliere, oltre che vincendo non voglia speculare e vendere la squadra a un fondo o due come accaduto al Milan. È la stessa distanza tra i presidenti che si contrappongono a Roma: i giallorossi hanno il distante Dan Friedkin e i biancocelesti della Lazio hanno l’iperpresente Claudio Lotito. Questa è l’acqua. E poi c’è la Juventus che ha una storia e una famiglia a parte.Passione e passioncellaE mutatis mutandis c’è da rilevare il machiavellismo o la capacità trapattoniana di Zhang nell’adattarsi al campo e a Milano, riuscendo sempre a uscirne con il risultato, svariati “tituli” e promesse di fare meglio, tanto che l’Inter mentre vinceva il suo ventesimo scudetto già programmava il dopo, senza farsi influenzare dalla caduta dovuta all’Atlético de Madrid di Diego Simeone in Champions League, anzi. È questo che manca al Napoli e a De Laurentiis, che sembrano vivere sempre nell’evento presente, rifuggendo dalla continuità, rimandando l’appuntamento col futuro e macerandosi di allegria sprassolata per uno scudetto improvviso senza nemmeno riuscire a stare tra le prime cinque l’anno dopo.«Dove non c’è libertà spadroneggia il destino», scriveva Raffaele La Capria – ossimoro cultural-calcistico: fantasista-pragmatico – e poi continuava «solo chi se lo è voluto ha questo destino». Dando ragione a Nick Bollettieri che diceva «più ti alleni, più sarai fortunato». L’oppressione di De Laurentiis è diventata una storia omerica, il suo amore si fonde con l’interesse e diventa una morsa stritolante, per un paradosso, ancora una volta Napoli «se ne cade» per passione, mentre l’Inter trattata con i guanti bianchi da Zhang continua a vincere, con una passioncella controllata e tenuta a distanza. Il vecchio Luigi Necco, volto storico della Rai che a Novantesimo Minuto si contrapponeva con l’Italia giocando con eleganza e ironia, avrebbe chiosato con «Milano vince e Napoli non può sparare».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediMarco Cirielloscrittore

La tv di Stato russa: “Dai sottomarini possiamo lanciare 500 testate nucleari”Effetto sanzioni contro la guerra, nave russa bloccata nel canale della Manica

Ucraina, missile contro il palazzo del governo a Kharkiv: "Volevano uccidere il governatore"

Telefonata fra Joe Biden e Mario Draghi sulla crisi Russia-UcrainaUcraina, attacchi su numerose città: paracadutisti russi a Kharvik

L'attacco informatico di Anonymous alla Russia, ora tocca al Ministero della DifesaSpagna, affonda yacht di un oligarca russo: marinaio ucraino viene fermato

Il convoglio russo che avanza verso Kiev è lungo 60 chilometri

Luc Montagnier, funerali a porte chiuse a Parigi: la decisione della famigliaUcraina, dottoressa uccisa da un missile mentre porta il nipotino in ospedale

Ryan Reynold
Legge marziale, cos’è il provvedimento preso in Ucraina dopo l’invasione della RussiaMatteo Renzi sulla crisi in Ucraina: “Dall’Anpi parole vergognose”Russia-Ucraina, mille soldati Nato al fronte: l'Italia con alpini e bersaglieri

trading a breve termine

  1. avatarUsa, protesta dei camionisti no vax: Guardia Nazionale a WashingtonProfessore Campanella

    Guerra Russia-Ucraina, imposto il coprifuoco a Kiev: i cittadini scappanoRussia, Putin parla alla Nazione: “L’Ucraina è stata creata dalla Russia Comunista”Jamal Edwards morto a 31 anni: addio alla star inglese di YoutubeGuerra Ucraina, la Svizzera rompe la neutralità: sanzioni alla Russia come l'UE

      1. avatarLa Corte di Giustizia Ue respinge i ricorsi di Polonia ed Ungheria sullo Stato di DirittoMACD

        Negoziati Russia Ucraina, Zelensky: “Pronti per un secondo round. Chiudere a Russia porti e aeroporti del mondo”

  2. avatarCrisi Russia-Ucraina, Kiev chiede un summit Osce e un maggiore impegno Usatrading a breve termine

    Crisi Russia Ucraina, forte esplosione a Donetsk: autobomba presso il palazzo di GovernoTrump a valanga: “Ma quanto è geniale Putin? La risposta di Biden è stata nulla”In Ucraina anche gli animali sotto le bombe, colpito lo zoo Feldman Guerra Ucraina, Metsola: "Per aiutare, fondi dal bilancio europeo"

    VOL
  3. avatarGuerra in Ucraina, Onu su esodo dei profughi: “Quattro milioni di persone in fuga”Professore Campanella

    Ucraina-Russia, Putin invia l'esercito nel Donbass. L'ONU: "Rischio guerra reale"Il sindaco di Kiev: “Attacco non stop ma noi siamo pronti a morire per l’Ucraina”Guerra Ucraina, la Svizzera rompe la neutralità: sanzioni alla Russia come l'UELutto in Microsoft, morto il figlio del CEO Satya Nadella: aveva 26 anni

    ETF

Guerra Ucraina, l'allenatore dello Sheriff si arruola per difendere il suo Paese

Guerra In Ucraina, ma non solo: altri Paesi a rischio?Ucraina, Biden: “Russia ha attaccato la sicurezza dell’Europa e la pace e la stabilità globali”*