Naufragio di Cutro, chiesta condanna per presunto scafistaNapoli, voragine in strada inghiotte due autoViolenza di genere: 52% degli adolescenti ha subito violenza in coppia
Malore improvviso per un giovane medico, morto a 28 anni in casa a VeronaLe sue frasi omofobe,investimenti sessiste e razziste riempiono la cronaca politica. Ma perché dovremmo dare tanto peso a ciò che pensa? Il suo successo mediatico è sia il frutto avvelenato di un circuito di visibilità che premia le singolarità eccentriche, sia l’effetto di un bisogno di polarità negative. Contro i Vannacci serve un progetto politico, pieno di passione per la lotta alle ingiustizieIl cantante svizzero Nemo è stato il primo artista di genere non binario a vincere l’Eurovision. Ma in Italia a fare più fa clamore è la dichiarazione che definisce «nauseante» il modello che quella performance mette in scena. E il protagonista è sempre lui: Roberto Vannacci, l’autore del Mondo al contrario, candidato per la Lega alle elezioni europee.Le frasi omofobe, sessiste, razziste, abiliste del “generale” riempiono la cronaca politica. I “chiarimenti” che dovrebbero smorzarne il carattere discriminatorio non fanno che confermare la visione provocatoriamente anti-moderna dell’ordine sociale di cui si è fatto portavoce.Ma perché dovremmo dare tanto peso a ciò che pensa Vannacci? Le sue dichiarazioni sulla necessità di ripristinare classi differenziali per studenti con disabilità, per esempio, hanno innescato un dibattito che ha coinvolto per diversi giorni ampi settori del mondo della cultura e della politica. Eppure, non solo costui non è un rappresentante eletto in nessun luogo in cui possa tradurre le sue idee in proposte e decisioni politiche, ma anche qualora riuscisse a sbarcare a Strasburgo è molto improbabile che troverebbe spazio di ascolto.Non c’è dubbio che la visione del mondo che le esternazioni di Vannacci si impegnano a disegnare sia retrograda, innervata di un’idea di identità volta a cancellare ogni differenza, e per questo pericolosa per tutti i gruppi a rischio di esclusione. Tuttavia, il rilievo che ogni sua parola tende ad assumere nella discussione pubblica stride con la piccolezza del personaggio, la cui principale – forse unica – fortuna sono le ondate di sdegno che è capace di provocare.L’immagine più eloquente di questo cortocircuito è probabilmente quella dello stesso generale che indossa, stampato su una maglietta, il manifesto con cui il Pd invitava a «ignorarlo». È chiaro che la personalizzazione del messaggio ha giocato, ancora una volta, a suo vantaggio.Il successo, finora solo mediatico, di Vannacci appare come il frutto avvelenato di un circuito di visibilità che premia le singolarità eccentriche, provocatorie, abili a suscitare un’emozione ad alta attivazione social come l’indignazione. E al tempo stesso come l’effetto di un bisogno di polarità negative che si fa tanto più forte, per il campo avversario, quanto più spuntati appaiono i suoi strumenti per condurre la battaglia sul piano delle proposte politiche alternative.Diversi anni fa, all’ombra della crisi economico-finanziaria degli anni dieci, lo scrittore francese Stéphane Hessel invitava a ritrovare l’indignazione: per le immense diseguaglianze, per i diritti violati, per lo stato del pianeta, per il trattamento riservato ai migranti, o per la prigione a cielo aperto di Gaza. E Pietro Ingrao, nel volumetto Indignarsi non basta, riconosceva quanto questa emozione, per quanto non sufficiente, fosse tuttavia una reazione indispensabile per l’attivazione politica personale.La sensazione, però, è che l’indignazione per le frasi di Vannacci non provochi nell’opinione pubblica progressista la domanda «che faccio io?» per il mondo, di cui Ingrao parlava. Piuttosto, sembra offrire la possibilità di convogliare verso un singolo che incarna ogni eccesso le preoccupazione di giustizia. Con l’illusione che silenziarlo, o sconfiggerlo, possa liberarci dal male.Contrastarlo con le parole o ignorarlo con il silenzio non cambierà significativamente il rapporto di forze tra chi ambisce al cambiamento e chi sogna un ritorno al passato. Contro i Vannacci del mondo serve invece un progetto politico, pieno di passione per la lotta alle ingiustizie.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiorgia SerughettifilosofaGiorgia Serughetti è ricercatrice in Filosofia Politica all’Università di Milano-Bicocca. Ha scritto saggi su questioni di genere e teoria politica, con particolare attenzione a fenomeni migratori, sessualità, violenza contro le donne e movimenti femministi.
Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 132Proteste e scontri vicino alla sede Rai a Bologna
Bologna, impatto fra pedone e treno: muore un 40enne
Lecce, multe cancellate in cambio di regali: 46 indagatiIncidente sul lavoro in Calabria: operaio muore in un cantiere schiacciato da una lastra di cemento
Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 137Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 128
Napoli, figli rivelano il tradimento al padre: madre li picchiaTeramo, ragazzo molesta tre donne: arrestato
Milano: incendio doloso in un palazzo popolare, l'artefice un ragazzinoAutovelox: le parole del primo FleximanMeteo, in Italia torna il freddo: ecco quandoGiorno della marmotta: cos'è e dove si celebra
Caso Pozzolo, i pm: "Forse toccato cane della pistola per errore"
Lancia nel catanese un cucciolo di cane oltre la recinzione di una caserma: denunciato un 49enne pregiudicato
Sparo di Capodanno: "Arma sempre nelle mani di Pozzolo"Kata scomparsa a Firenze: ferito e minacciato il padre in carcereProcura di Ancona: disposta restituzione della salma di Andreea Rabciuc alla famigliaRestituito l'aereo sequestrato da Mussolini
Venezia, finisce fuori strada con la moto: morto ragazzo di 19 anniTerremoto a Parma, due nuove scosse: è ancoras sciame sismicoI funerali di Vittorio Emanuele di Savoia al Duomo di TorinoPadre uccide la figlia malata e poi si toglie la vita ad Avellino