Aerei, sciopero venerdì 19 maggio: cosa c'è da sapereAlluvione in Emilia-Romagna, parla il sindaco di Forlì: "Situazione apocalittica"Uccisa dal padre a 16 anni: i funerali di Jessica Malaj
Milano, caro affitti: insegnante costretta a condividere l'appartamento a 39 anniDopo aver riempito i siti di stoccaggio quanto più possibile per l’inverno,investimenti Berlino cerca di organizzarsi in maniera più stabile in vista del futuro puntando su fornitori più affidabili, per esempio la Spagna. Con scarso entusiasmo dei francesi Se con l’opposizione al price cap europeo la Germania si è guadagnata le critiche di una gran parte dei partner europei, in futuro rischia anche di compromettere il rapporto privilegiato con la Francia. La ragione è di nuovo il gas. Ricerca difficile Dopo la ricerca, per tutta la primavera e l’estate, di nuovi fornitori che potessero sostituire il gas russo, Berlino è riuscita ad arrivare all’inverno con i siti di stoccaggio quasi pieni e quindi può ora guardare con una certa fiducia all’inverno. Per il futuro, però, serviranno soluzioni più stabili e anche meno controverse: i viaggi nella penisola arabica del ministro dell’Energia prima e del cancelliere poi per trattare sulle forniture non è piaciuta all’opinione pubblica. EconomiaTagliare i profitti di Putin è difficile come l’intesa sul gas: ecco le proposte di "cap"Vanessa Ricciardi La trattativa ha messo in crisi soprattutto il vicecancelliere verde Robert Habeck, in difficoltà a coniugare la posizione controversa di quei paesi sui diritti umani e la necessità di investire ancora sul gas con la sua identità ambientalista. La soluzione, però, potrebbe essere vicina. Più geograficamente che temporalmente, però: Berlino punta a riaprire la trattativa con Madrid per completare il gasdotto Midcat. A questo scopo una nutrita delegazione di governo è appena tornata dalla Spagna, dove si è parlato parecchio del ruolo futuro della penisola iberica nella fornitura di gas. Il progetto era stato elaborato nei primi anni Duemila e inizialmente doveva arrivare da Martorell, vicino Barcellona, attraversando i Pirenei a Carcassonne, nella Francia meridionale. Il progetto non è mai stato completato, mancano un centinaio di chilometri di tubature da ogni lato della frontiera. Nel 2017 era stato interrotto per mancanza di competitività con il gas russo, ma anche a causa dello scarso interesse di Parigi a concluderlo. Una volta arrivato in Francia, tuttavia, il passo per collegare anche la Germania al nuovo gasdotto sarebbe brevissimo, si ragiona a Berlino, dopo che nei mesi scorsi Madrid ha sottolineato più volte l’importanza di rilanciare il progetto. Già ad agosto il cancelliere Olaf Scholz sottolineava che il nuovo gasdotto potrebbe «contribuire in maniera significativa a rilassare la situazione degli approvvigionamenti». E tornerebbe utile anche in futuro: secondo il governo tedesco, quando non ci sarà più bisogno di trasportare gas, potrà passarci l’idrogeno verde. La situazione spagnola La Spagna potrebbe contribuire a soddisfare il fabbisogno tedesco perché dispone più gas di quanto ne consuma e soprattutto dispone di un collegamento diretto con l’Algeria per la fornitura di gas, oltre che di un sistema molto strutturato per la ricezione di gas liquefatto, con sei rigassificatori (e un settimo in costruzione) pronti a trasformare la materia prima consegnata via nave, il 34 per cento di tutti gli impianti europei. Il completamento di Midcat potrebbe raddoppiare il flusso di gas che finora è garantito da altri due gasdotti che attraversano anch’essi i Pirenei. Finora, il problema principale della fornitura di Madrid è proprio la portata del flusso, che si ferma a soli 7,5 miliardi di metri cubi di gas annui, molto pochi rispetto ai 55 miliardi di metri cubi che trasportava Nord Stream 1 prima della chiusura. EconomiaEcco perché il legame col mercato olandese del gas ci condanna alle bollette da recordDaniele Martini Se il progetto dovesse andare in porto, aumenterebbe anche la centralità della Spagna nella nuova mappa delle forniture energetiche europee. Un elemento che non passa inosservato soprattutto in Francia, dove l’entusiasmo per il nuovo progetto è decisamente limitato. Durante l’incontro di lunedì scorso Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno discusso il progetto e il presidente francese ha spiegato le ragioni per cui non lo convince: in cima ci sono costi troppo alti e tempi lunghi. Per Macron, il progetto sarebbe anche in contraddizione con la transizione ecologica francese. Secondo quanto riferisce la stampa tedesca, il presidente francese avrebbe spiegato anche esplicitamente a Scholz di non credere che ci sia bisogno di nuove pipeline in Europa, neanche in questo periodo di crisi. Meglio investire piuttosto nel rafforzamento della rete elettrica. Macron ha poi sottolineato di non comprendere perché su questo tema «dovremmo saltellare su e giù per l’entusiasmo come i tordi dei Pirenei». Il messaggio tra le righe ha come destinatari politici e commentatori spagnoli, che nelle ultime settimane non hanno lesinato critiche all’opposizione di Parigi al progetto. Tedeschi e spagnoli vedono altre motivazioni dietro la ritrosia francese. Secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti governative, i due esecutivi sarebbero convinti che Parigi voglia proteggere il proprio comparto nucleare, da tempo in difficoltà, per cui la concorrenza spagnola rischia di essere il colpo di grazia. Sarebbero diversi i portatori d’interesse francesi ostili al progetto che starebbero facendo pressione sul presidente, primi fra tutti proprio i rappresentanti della lobby atomica. Inoltre, anche la Francia avrebbe interesse ad accrescere la propria importanza nel mercato energetico europeo grazie al gas che riceve nei suoi rigassificatori. Quest’estate, quando la Germania era in difficoltà per il gas e la Francia aveva problemi di elettricità a causa della necessità di rinnovare alcune centrali nucleari, Parigi si è mossa proprio in questa direzione. I due paesi hanno infatti concluso un accordo per lo scambio di gas ed elettricità su cui adesso la Francia fa leva per dimostrare che non c’è bisogno di includere un terzo incomodo nel rapporto con la Germania. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLisa Di Giuseppe Scrivo di politica, economia ed esteri (soprattutto Germania). Ho lavorato per Reuters, La7, Corriere della Sera e Public Policy. Su Twitter sono @sallisbeth
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