File not found
ETF

Finanza e mercati

La procura di Napoli interrompe la collaborazione con “Sandokan”, Francesco SchiavoneCanestri e cattiverie, l’America divisa da Trump nel basket di Caitlin ClarkLegalità, a Venezia incontro della cabina di regia promossa da Regione - Tiscali Notizie

post image

In Umbria un corso per imparare la professione di pastore - Tiscali NotizieI ragazzi di Neve Shalom Wahat al-Salam - Neve Shalom Wahat al-Salam COMMENTA E CONDIVIDI «Volevo che i miei figli nascessero qui. Dovevano ricevere lo stesso insegnamento fondamentale che ho avuto io. Di che cosa si tratta?MACD Della scoperta che in questa terra, in Israele come in Palestina, non c’è una storia unica ma tante storie. Storie da ascoltare e soprattutto in cui vivere, storie da attraversare e esserne attraversati per poi riuscire a tenerle insieme». Thelma, tre mesi, dorme mentre la madre, Neria Mark, parla nel grazioso appartamento al primo piano: il suono della sua voce la rassicura. Il fratellino, Nathan, tre anni, è all’asilo, in attesa di compiere l’età per frequentare la “scuola della pace”: una primaria dove piccoli ebrei e arabi studiano insieme nelle due lingue, spaziando da una cultura e l’altra.Proprio per questo, prima della sua nascita, Neria e il suo compagno hanno lasciato Tel Aviv e si sono trasferiti a Neve Shalom Wahat al-Salam, villaggio di trecento famiglie ebree e palestinesi, a una quarantina di minuti d’auto sulla strada per Gerusalemme. Per Neria è stato un ritorno: la giovane esperta di medicina cinese era nata nell’oasi di pace – questo il significato di Neve Shalom-Wahat al-Salam –, creata nel 1972 dal coraggio di padre Bruno Hussar.L’incontro con Neria e Shirin,che hanno deciso di trasferirsi nel villaggio per consentire ai propri figli di crescere in un luogo di dialogo: «Non volevamo che armi e scontri avvelenassero la loro infanzia»​Lo stesso è accaduto a Shirin Najar, la prima bimba di origine palestinese venuta alla luce nella comunità nel 1980: «Mi è sempre toccato essere una pioniera. Il che non è facile. Sono cresciuta da sola. Non c’erano altre bambine. Solo cinque maschietti ebrei» racconta in perfetto italiano, imparato durante un corso a Bergamo. Come Neria, anche Shirin ha studiato a Tel Aviv. «All’Università ebraica, dove di nuovo ero l’unica allieva araba della classe. Eravamo nel mezzo della Seconda intifada e alcuni compagni erano soldati. Non volevo creare tensioni, così evitavo di commentare la situazione e mi tenevo tutto dentro». La decisione di tornare, però, l’ha maturata molto dopo. «Quando mi sono sposata, sono andata a vivere con mio marito a Gerusalemme. Abitavamo proprio a pochi passi dalla moschea di al-Aqsa. Un posto bellissimo e, insieme, tremendo. L’aria era perennemente satura di violenza. Era violenta la presenza soffocante dei soldati. Era violenta la reazione della gente asfissiata. Nel 2018, poi, una delle tante operazioni israeliane su Gaza, aveva infiammato il Ramadan. Il mio figlio maggiore, Yussef, che all’epoca aveva quattro anni, per andare all’asilo camminava nelle strade sempre sul punto di esplodere, con i militari in assetto anti-sommossa e i canti dalle finestre di lode ai “martiri”. Non volevo che quell’odio gli avvelenasse l’infanzia e, soprattutto, la giovinezza. Volevo che conoscesse un altro modo per opporsi all’ingiustizia. Che potesse spezzare l’ingranaggio bellico, non finirne strangolato. Così siamo venuti qui» aggiunge Shirin, mentre guarda la scolaresca intenta a camminare fra gli alberi dell’oasi. La maestra glieli indica e pronuncia i nomi in ebraico e in arabo. I piccoli, in coro, ripetono. Una scena poco comune in un Paese dove, ancora, appena l’1 per cento degli studenti dei due popoli condivide il medesimo percorso educativo. «Quello è Abed al-Salam, il mio terzogenito. Come Yussuf e, il secondo, Mohammed, studia in questo istituto. Mariam, la più piccola, va ancora all’asilo. È stata la scelta giusta». Un’ulteriore conferma la giovane mediatrice l’ha ricevuta dopo la tragedia del 7 ottobre: «Siamo ancora storditi. Anche perché il dramma continua con la guerra a Gaza, ad appena trenta chilometri di distanza. Ogni giorno sentiamo gli allarmi, il rombo degli aerei che scagliano le bombe… Dopo il massacro, ci siamo sentiti persi, in balia di emozioni fortissime, contrastanti, difficili da esprimere. Eppure abbiamo deciso di farlo. Di continuare a parlarci, tutti, israeliani e palestinesi, anche a costo di dire qualcosa di sbagliato. Fin dal primo giorno ci siamo riuniti per dirci quello che provavamo, fosse rabbia o dolore o paura. In quel momento ho capito perché Neve Shalom-Wahat al-Salam è tanto speciale: qui non dobbiamo nasconderci, qui possiamo parlare, qui non abbiamo timore dell’altro». «Devo credere nella pace. E la comunità mi aiuta a farlo, anche quando il resto sembra andare a rotoli – le fa eco Neria –. Mi mostra che c’è ancora una possibilità di vita per Israele e Palestina. Non volevo che i miei figli crescessero senza».Tutti possono sostenere un progetto di ricostruzione della pace in tempo di guerra in Medio Oriente. Si tratta della scuola elementare bilingue e binazionale di cui parliamo qui a fianco, la prima in Israele dove studiano insieme bambini ebrei e bambini palestinesi, all’interno dell’Oasi della pace, il villaggio di Neve Shalom Wahat al-Salam. I lettori di Avvenire potranno incoraggiare il progetto “Ricostruire la speranza” anche con un piccolo contributo ad Avvenire - La voce di chi non ha voce Banco Bpm Iban IT05Y0503401 741000000012201, causale Donne per la pace. Per le donazioni non è possibile fruire della detrazione in sede di dichiarazione dei redditi. Si ringrazia l’Associazione italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam (www.oasidipace.org).

Lombardia, Veneto ed Emilia trainano la crescita italiana - Tiscali NotizieAnche le mense scolastiche sono una questione di classe

Toti "Atti poco comprensibili, in discussione autonomia politica" - Tiscali Notizie

Attese locali esondazioni dei torrenti in Valle d'Aosta - Tiscali NotizieMef, saldo luglio si chiude con avanzo 2,4 miliardi - Tiscali Notizie

Non solo Singh Satnam. Perché in Italia un bracciante ogni quattro è sfruttato nei campiGioco d’azzardo e ludopatia: ecco la mappa delle slot machine

Incendi: 21 richieste di intervento della flotta aerea di Stato - Tiscali Notizie

Finanza e mercatiBanking, la digital transformation crea nuovi profili professionali

Ryan Reynold
Testolin, 'l'emergenza sta mettendo alla prova la Valle d'Aosta' - Tiscali NotizieIl turbocapitalismo di Florentino Pérez. Qualcuno tuteli la concorrenza dal Real MadridSuv sfonda vetrina nella Chinatown di Milano, due feriti - Tiscali Notizie

Professore Campanella

  1. avatarIncendi: 21 richieste di intervento della flotta aerea di Stato - Tiscali NotizieProfessore Campanella

    La Germania dell’onda nera che vuole una nazionale più biancaL’Ue approva a sorpresa la legge sul ripristino della natura, l’Italia vota controGioco d’azzardo e ludopatia: ecco la mappa delle slot machineSfruttamento e caporalato, manifestazione nazionale della Cgil a Latina. Landini: «Faremo esposto in procura»

      1. avatarA settembre torna la Start Up Rome week - Tiscali NotizieETF

        'Per mia nipote farei di tutto', sventata truffa da 300mila euro - Tiscali Notizie

  2. avatarMaltempo in Piemonte e Valle d'Aosta: centinaia di evacuati - Tiscali Notizieanalisi tecnica

    Piantedosi, 'strage Bologna neofascista, il governo c'è' - Tiscali NotizieOroscopo del weekend 22-23 giugno 2024: questo segno troverà il vero AmoreTruffe telefoniche trading: false promesse di guadagni milionariÈ morto Claudio Graziano, presidente di Fincantieri. La procura di Roma indaga per istigazione al suicidio

  3. MarketingPMI e innovazione: a che punto siamo?Alluvione in Valle d'Aosta, danni per oltre 150 milioni di euro - Tiscali NotizieMarcell Jacobs è ancora luci e ombre

Dallo scisma di Lefebvre al caso Viganò. Un nuovo incendio rischia di divampare nella chiesa

Il consiglio di amministrazione di Iren licenzia «per giusta causa» l’ad Paolo SignoriniSparo di capodanno, la procura di Biella chiede il rinvio a giudizio per Pozzolo*