File not found
Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

Strage di Cutro, dall'imbarcazione sparisce lo zaino con un milione di euro

Tragedia nel Milanese, Angelo Pavoni stroncato da un malore a 55 anniVolley e Mps in lutto: morta Maria Lucilla BaccettiTerremoto in provincia di Campobasso: scossa di magnitudo 3.1

post image

Vercelli, scontro tra quattro vetture, nell'impatto sono morte due personeIsole Fær Øer: i faraglioni di Drangarnir - © Stefano Tiozzo Isole Fær Øer: il profilo dell'isola di Kalsoy in preda alle onde dell'oceano - © Stefano Tiozzo Isole Fær Øer: il piaccolo villaggio di Funningur - © Stefano Tiozzo Isole Fær Øer: il Sørvágsvatn,VOL un lago sospeso sopra l'oceano - © Stefano Tiozzo Isole Fær Øer: la baia di Tjørnuvík - © Stefano Tiozzo Isole Fær Øer: le antiche case col tetto di torba di Saksun - © Stefano Tiozzo Incastonate nel mezzo dell’Oceano Atlantico, a metà strada tra Scozia e Islanda, le Isole Fær Øer sono ancora oggi uno dei segreti meglio custoditi del Nord Europa. La leggenda vuole che due troll volessero rubare queste isole al nord della Scozia e portarle verso nord, ma a metà strada, colpiti da un inatteso raggio di sole, rimasero pietrificati lasciando così queste isole dall’aspetto affilato, scontroso, e straordinariamente verticale, in balia dei venti di tempesta e delle mareggiate dell’oceano. La storia ne ha fatto invece terreno di conquiste vichinghe, e sorprendentemente luogo di eremitismo di monaci cristiani irlandesi desiderosi di isolamento che giunsero qui fin dal 500 d.C., per poi raggiungere anche l’Islanda. Le isole Feringie (così vennero chiamate le Fær Øer in Italia) sono un piccolo arcipelago di 18 isole di dimensioni ridottissime: occorrono appena un paio d’ore di automobile per attraversarle da parte a parte, tra tunnel sottomarini e meravigliose strade di montagna. Vi abitano poco più di 50.000 anime, in larga parte racchiuse nella capitale Torshavn. La storia e la geografia di questo luogo forniscono una spiegazione più che esaustiva al fatto che i faroensi siano un popolo tenace, abituati a una costante lotta con le indomabili forze della natura, inclini a trovare una soluzione alla vita in condizioni estreme, specialmente nei secoli passati, quando i mezzi a disposizione dell’uomo erano in larga parte dipendenti dalla propria forza fisica. Non fa mai eccessivamente freddo, alle Fær Øer: la corrente del golfo tiene la temperatura sorprendentemente costante per quasi tutto l’anno, tuttavia i fortissimi venti e la pioggia pressochè costante fanno sì che sia quasi impossibile coltivare alcunché, quassù: queste isole vivono da sempre di pesca e allevamento, che, insieme alla crescente industria turistica, sono ancora oggi i principali motori dell’economia locale. È in questo contesto che si deve collocare l’unico motivo per cui le Fær Øer si guadagnano regolarmente gli onori della cronaca: il grindadráp. Volgarmente nota come “la mattanza delle balene”, questo sanguinario rituale collettivo vede i faroensi impegnati in una sofisticata operazione collettiva in cui i marinai accerchiano gruppi di globicefali (cetacei più simili ai delfini che non alle balene) per spingerli a riva là dove il fondale si alza gradualmente e ad attenderli ci sono uomini armati di uno speciale arpione che, immersi nelle acque gelide fino al torso, ingaggiano con essi una lotta mortale che trasforma le baie faroensi in vere e proprie piscine di sangue. Lo scopo, ora come allora, è sempre lo stesso: usare quella carne per scopi alimentari, dividendola equamente (e gratuitamente) tra i membri della comunità. Tutto ciò avviene mediamente una decina di volte all’anno, e puntualmente le immagini crude di questo evento rimbalzano sui giornali di mezzo mondo scatenando ondate di odio, insulti e accuse di barbarie alla popolazione locale, che per tutta risposta, inevitabilmente, si barrica dietro le proprie tradizioni e restituisce al mittente le accuse di barbarie invitando a preoccuparsi di ciò che accade negli allevamenti intensivi di bovini e suini, agevolati dal riparo ipocrita di 4 mura di cemento al cui interno avviene qualcosa di molto più brutale e molto più insostenibile per l’ambiente di ciò che avviene sporadicamente alle Fær Øer sotto la luce del sole. Il grindadráp è duro a morire, e se sparirà non sarà tanto per un’improbabile presa di coscienza animalista di un popolo che non potrebbe essere più lontano da questo genere di sentimento, ma piuttosto per l’inquinamento dei mari che rende la carne dei globicefali troppo satura di metalli pesanti, al punto da indurre la comunità medica faroense a sconsigliarne il consumo. È naturalmente lapalissiano sottolineare che, laddove sparisse, sarà improbabile osservare una simile animosità collettiva rivolta verso le multinazionali della pesca che forniranno ai faroensi un’alternativa altrettanto sanguinosa, ma lontano dall’isteria dei media. Mi è capitato spesso di subire critiche per i miei viaggi alle Fær Øer ogni volta che ho la fortuna di avventurarmi tra le sue scogliere, i suoi villaggi che sembrano usciti da un romanzo fantasy, e le sue cascate fragorose c’è sempre qualcuno pronto a suggerire che sarebbe mio dovere boicottare questo arcipelago in segno di protesta verso questa sua cruenta tradizione. Personalmente, ho sempre ritenuto singolare che queste lezioni di morale arrivassero da chi non esitava a imbandire la propria tavola di qualunque prodotto ittico, da chi era incapace di fare un esame di coscienza e scegliere di rifiutare la violenza dello sfruttamento animale di cui è intrisa gran parte dei nostri automatismi in tema di comportamento alimentare. Nonostante la mia profonda avversione verso lo sfruttamento animale, credo che un viaggiatore saggio dovrebbe astenersi da questo genere di ragionamento. Non si viaggia per giudicare, ma per osservare, e in queste isole è impossibile non vedere un capolavoro estetico, quasi come fosse disegnato da un artista che per un attimo si è scordato il pennello per imbracciare una sciabola. Soprattutto, le Fær Øer sono un luogo dove si può ancora facilmente apprendere una piacevole lezione di umiltà dalle forze della natura che con la loro irruenza sembrano ripetere a gran voce le pagine cruente della mitologia norrena, e sotto la cui influenza si è formato nei secoli lo spirito severo e coriaceo di questo popolo. Chi è Stefano Tiozzo, nato a Torino nel 1985, fotografo paesaggista, documentarista, storyteller e scrittore. Laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, dopo nove anni di professione abbandona la medicina per dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione che diventa la sua specializzazione: viaggi e natura. Il suo canale YouTube è uno dei principali canali di viaggio in Italia, conduce workshop fotografici in tutto il mondo, con un focus particolare sui viaggi nell'Artico, dedicati principalmente alla caccia all'aurora boreale. Tiene regolarmente corsi di fotografia e negli anni ha collaborato con diversi brand, numerosi enti locali del turismo italiani e per la Commissione Europea. Ha pubblicato tre libri per Ts Edizioni, il best seller “L’anima viaggia un passo alla volta” (2020), “Una scelta d’amore” (2021) e “L’altra faccia della Russia” (2022). Nel 2019 ha fondato “Seva project”, un progetto di documentario ambientale volto a finanziare progetti di riforestazione nel Sud del mondo, giungendo a piantare oltre 8000 alberi.

Bambino Gesù, asportato tumore di 2kg dal fegato di una bambina di 10 mesiUmbria, possibile omicidio a Gualdo Cattaneo

Roberta Siragusa, i messaggi prima di essere uccisa dal fidanzato: "Pietro mi ammazzerà, ho paura"

Terremoto a Messina, scossa di magnitudo tra 2.9 e 3.4Investito da un'auto in retromarcia: ricoverato in gravi condizioni un bimbo di 4 anni

Roma, neonato muore dopo una circoncisione ritualeNapoli, professoressa aggredita dalla madre di un'allieva: "Mi ha colpita con furia"

Bergamo, individuato un caso di tubercolosi in un asilo nido

L'Aquila, madre di 35 anni precipita con il figlio dal balcone: muore sul colpoIl 18 marzo è la giornata per le vittime del Covid

Ryan Reynold
Covid, ricoveri e morti in calo: ma nessuno si vaccina più17enne italiana morta negli USA: è stata investita mentre attraversava sulle strisceComo, arrestato il ladro di Gratta e Vinci

Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

  1. avatarVermezzo, bimbo di 5 anni muore soffocato dal paneETF

    Incidente in moto, morto il militare della Marina Nazareno GennariEstate 2023, cosa ci dobbiamo aspettare: quali saranno gli effetti di El NiñoInquilino torna a casa e la trova trasformata in un set a luci rosseLa primavera si mette in pausa e da lunedì tornerà l'inverno

    1. Qualiano, lei lo lascia e lui incendia l'auto del suo nuovo compagno

      1. avatarBrescia, incidente tra moto e camion: un mortocriptovalute

        Omicidio Andrea Fiore, svolta nelle indagini: fermato un sospettato

  2. avatarIncendio davanti alla casa di riposo a CodognoProfessore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock

    Camilla è ipovedente ma non trova casa, nessuno vuole il suo cane guidaEsplosione nella villetta di Sant’Urbano, lo zio ha salvato i nipoti tra fiamme e fumoOra Legale tutto l'anno: quanto si potrebbe risparmiare?Crollo Globe, il teatro di Gigi Proietti, non aveva le autorizzazioni

  3. avatarTerremoto di magnitudo 4.6 in Molise: avvertito anche in AbruzzoProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

    Alessandro Leon Asoli confessa l’omicidio del patrigno, confermati i 30 anniStuprata a 15 anni da un 61enne che la controllava in videochiamataDramma in una villetta di Paderno Dugnano: madre mummificata nella cassapanca e figlia mortaIntervento al fegato. La denuncia di una donna che deve scegliere se aspettare 1.300 giorni o pagare 7.500 euro

Napoli, caos in città a causa dei tifosi del Francoforte: scene di guerriglia urbana

17enne italiana morta negli USA: è stata investita mentre attraversava sulle strisceCiccio e Tore, la madre chiede di riaprire le indagini: "Potrebbero essere stati vittime di omicidio"*