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Berlusconi "non può alzarsi e camminare", le parole di ZangrilloNicolas Maduro ha chiuso la partita elettorale e non ha alcuna intenzione di riaprirla,criptovalute nonostante le proteste che stanno investendo il Venezuela per il risultato del voto presidenziale dello 28 luglio. Voto che è ampiamente contestato non solo dalla popolazione, ma anche dall'opposizione data in testa ai sondaggi poche ore prima dell'apertura delle urne.I venezuelani, che si sentono truffati dallo stesso leader che dovrebbe rappresentarli (ancora) per i prossimi sei anni, sono scesi in strada gettando nel caos il paese, con molotov dei manifestanti e proiettili di gomma e candelotti lacrimogeni lanciati dalla polizia e lo smantellamento delle statue di Hugo Chavez, presidente del Venezuela dal 1999 fino alla sua morte nel 2013. E infine i morti e feriti: si contano almeno 12 vittime, decine di feriti e 749 arresti. Secondo l'Ong per i diritti umani Foro Penal, tra le vittime ci sono due minorenni, emblema di "una crisi dei diritti umani". Contrastante il bilancio degli arresti, almeno 177 per Foro Penal, mentre il procuratore generale Tarek William Saab ha dichiarato che 749 "criminali" sono stati arrestati, accusati di resistenza all'autorità o, "nei casi più gravi, di terrorismo". L'esercito ha riportato un morto e 23 feriti tra i suoi ranghi.#EnVideo 7:50 pm | Derriban estatua de Hugo Chávez en la avenida Carlos Soublette, en la parroquia La Guaira. #29Jul. pic.twitter.com/cAiTVQnmEt— Efecto Cocuyo (@EfectoCocuyo) July 29, 2024I dubbi sui risultati elettoraliNel paese sudamericano è guerra sui risultati elettorali. A distanza di alcuni giorni dal voto, ci sono molti dubbi sui dati con cui il Consiglio elettorale del Venezuela, un organo controllato dal governo venezuelano, ha assegnato la vittoria al presidente uscente Maduro alle elezioni presidenziali di domenica.In base al conteggio interno delle presidenziali di domenica, pubblicato sull'apposito sito dell'opposizione venezuelana 'Resultadosconvzla' - che rivendica la vittoria - e rilanciato dalla popolare leader Maria Corina Machado, su l'81,21% dei verbali digitalizzati, il candidato dell'opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia ha ottenuto più di 7,1 milioni di voti, contro 3,2 per Maduro. Sempre secondo la stessa fonte il tasso di partecipazione è stato del 60,19%.Questi dati vanno in contrasto con quelli diffusi dal Consiglio elettorale nazionale, secondo i quali il presidente Maduro ha vinto con 51% delle preferenze, contro 44% per il suo rivale Gonzalez: si tratta di risultati parziali, corrispondenti all'80% dello scrutinio, e non verificabili. Per il Carter Center, con sede negli Stati Uniti, i cui inviati hanno osservato lo scrutinio, le elezioni di domenica non hanno rispettato i criteri internazionali di integrità elettorale, e quindi non possono essere considerate democratiche, chiedendo la pubblicazione dei risultati dettagliati dei seggi elettorali.Perché le elezioni non possono considerarsi "democratiche"Il Carter Center, che si occupa di monitoraggio elettorale, ha sottolineato nel comunicato pubblicato martedì notte che il processo elettorale del Venezuela non ha rispettato gli standard internazionali di integrità elettorale in nessuna delle sue fasi e ha violato numerose disposizioni delle sue stesse leggi nazionali. Secondo l'organizzazione statunitense, le elezioni si sono svolte in un ambiente di libertà limitate per gli attori politici, le organizzazioni della società civile e i media. Durante l'intero processo elettorale, il Consiglio elettorale nazionale ha dimostrato un chiaro pregiudizio a favore del partito al potere. La ong ha inoltre spiegato che anche la registrazione dei partiti e dei candidati "non è stata conforme agli standard internazionali"."Negli ultimi anni, la registrazione di diversi partiti di opposizione è stata modificata da leader favorevoli al governo. Ciò ha influenzato la designazione di alcuni candidati dell'opposizione. Va notato che la registrazione delle candidature delle principali forze di opposizione è stata soggetta a decisioni arbitrarie della Consiglio elettorale nazionale, senza rispettare i principi giuridici fondamentali".Il Carter Center ha inviato in Venezuela una missione di 17 persone, 11 a Caracas e altre sei tra Barinas, Maracaibo e Valencia. Anche le Nazioni Unite hanno inviato del personale nel paese sudamericano, ma il loro report non è pubblico e viene quindi consegnato in via confidenziale al segretario generale delle Nazioni Unite. "L'aggiornamento del registro elettorale è stato effettuato con numerosi inconvenienti: scadenze molto brevi, relativamente pochi posti di registrazione e una breve campagna pubblica di informazione. Il problema - sottolinea l'organizzazione - è peggiorato all'estero, dove i venezuelani hanno dovuto affrontare ostacoli giuridici eccessivi, addirittura arbitrari, per iscriversi all'anagrafe estera" e quindi poi votare. Un impedimento che si è tradotto in un numero molto basso di nuovi elettori all'estero.L'urlo di Maduro al "golpe"Maduro, che governa il Venezuela in maniera autoritaria dal 2013, denuncia un nuovo tentativo di golpe "di carattere fascista e controrivoluzionario", "una sorta di Guaidó 2.0". Sul presidente chavista cadono le accuse di brogli, dopo che è stato accertato che lui stesso fece truccare i risultati delle elezioni legislative del 2017: anche quest'anno ha fatto di tutto per cercare di ostacolare la campagna dell'opposizione e confondere le idee agli elettori.A risultare decisiva, però, potrà essere solo la divulgazione dei dati ufficiali, i registri di voto di ciascuno degli oltre 30mila seggi. Sarà il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, a rendere pubblici i dati, non appena però verrà ripristinata la pagina web del Consiglio elettorale nazionale, ancora inaccessibile in seguito all'attacco informatico al sistema di trasmissione di dati denunciato da Maduro. Il voto sta portando a un inasprimento dei rapporti tra il governo del presidente chavista Maduro e otto Paesi della regione che non riconoscono la sua vittoria, Perù in primis, che ha riconosciuto Edmundo Gonzalez Urrutia come il "legittimo" presidente eletto del Venezuela. A chiedere a gran voce più trasparenza e la pubblicazione dei registri di voto sono anche gli Stati Uniti e l'Unione europea. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il suo omologo brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, hanno concordato sulla "necessità" di pubblicare "immediatamente" il verbale delle elezioni in Venezuela, in cui il partito al potere ha dichiarato Nicolas Maduro vincitore, mentre l'opposizione sostiene di avere la prova della vittoria del suo candidato.
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