Berlusconi, nuovo bollettino: "Quadro in costante miglioramento"Cosa cambia con il referendum 2020Coronavirus, Giuseppe Conte ottimista sulla seconda ondata
Elezioni regionali: per Crisanti la vittoria di Zaia è anche merito suoIl Papa recita l'Angelus dal Palazzo Apostolico,ETF domenica 4 agosto - ANSA COMMENTA E CONDIVIDI Nella domenica in cui diffonde una Lettera sull'importanza della Letteratura nella formazione e che prelude alla settimana di ripresa delle attività (mercoledì torna l'udienza generale, mentre questo pomeriggio, lunedì 5 agosto alle 17,30, il Papa celebrerà i Vespri nella Basilica di Santa Maria Maggiore) Francesco da un lato si dice preoccupato per la possibile escalation in Medio Oriente, dall'altro, commentando il Vangelo, invita a non avere di mira solo i beni materiali, ma l'amore, che trova la sua personificazione in Gesù Cristo.Gli appelli per la pace«Seguo con grandissima preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente - ha detto il Papa dopo aver recitato l'Angelus -, e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più. Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti, ed esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, e Libano».Il Pontefice non ha dimenticato il Myanmar. Quindi ha aggiunto: «Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari. Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!».Il pensiero di Francesco è poi andato al Venezuela, «che sta vivendo una situazione critica. Rivolgo un accorato appello a tutte le parti a cercare la verità, ad esercitare moderazione, ad evitare ogni tipo di violenza, a comporre i contenziosi con il dialogo, ad avere a cuore il vero bene della popolazione e non interessi di parte. Affidiamo questo Paese all’intercessione di Nostra Signora di Coromoto, tanto amata e venerata dai venezuelani, e alla preghiera del Beato Josè Gregorio Hernandez, la cui figura tutti accomuna».Attenti ai beni materiali Nel commento al Vangelo del giorno papa Francesco ha ricordato cosa avvenne dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. con la folla che ha scambiato «Gesù per una specie di prestigiatore, e sono tornati a cercarlo, sperando che ripetesse il prodigio come se fosse una magia». Non avevano capito, ha chiosato il Pontefice, che Il vero pane, insomma, era ed è Gesù, venuto a condividere la nostra povertà per guidarci, attraverso di essa, alla gioia della comunione piena con Dio e con i fratelli». Perciò ha ammonito: «Le cose materiali non riempiono la vita, ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto. La carità condivide tutto». L'esempio tipico è quando si litiga tra fratelli per l'eredità. «È triste, ho visto tanti casi, è triste, e sono in lotta l’uno contro l’altro, e magari non si parlano per i soldi, non si parlano per anni! Il messaggio del papà e della mamma, il loro lascito più prezioso, non sono i soldi: è l’amore, è l’amore con cui donano ai figli tutto quello che hanno, proprio come fa Dio con noi, e così ci insegnano ad amare. Chiediamoci, allora: io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore? Io so dire “grazie”, “grazie”, a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti, e so condividere con gli altri? Maria, che ha donato a Gesù tutta la sua vita, ci insegni a fare di ogni cosa uno strumento d’amore», ha concluso Francesco.Il LibanoIl Papa ha ricordato il Libano e la beatificazione, venerdì 2 agosto, del patriarca maronita Stefano Douayhy. «Maestro di fede e pastore sollecito, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente”, nel suo periodo di guida della Chiesa maronita dal 1670 al 1704, “un’epoca difficile segnata anche da persecuzioni Anche oggi - ha commentato il Pontefice - il popolo libanese soffre tanto! In particolare, penso alle famiglie delle vittime dell’esplosione del Porto di Beirut. Auspico che si faccia presto giustizia e verità»Infine, nella giornata di memoria del Santo Curato d’Ars e nel giorno in cui in alcuni Paesi si celebra la Festa del Parroco, Francesco ha espresso infine vicinanza e gratitudine, «a tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per il Dio e il popolo».
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