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Incendio ad Ascoli, turista inglese appicca il fuoco nel giardino e rimane intossicatoLa Cattedrale di Santiago del Estero in Argentina - wikimedia COMMENTA E CONDIVIDI D’ora in poi il titolo,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella onorifico, di Primate di Argentina non toccherà all’arcivescovo della capitale Buenos Aires, ma al pastore della piccola diocesi, elevata appositamente al rango di arcidiocesi, di Santiago del Estero. Lo ha deciso Papa Francesco che pure di Buenos Aires è stato arcivescovo prima di essere eletto vescovo di Roma.Papa Bergoglio infatti ha elevato la diocesi di Santiago del Estero in Argentina al rango di Arcidiocesi, pur restando suffraganea della Sede Metropolitana di Tucumán. E nel nominare come primo arcivescovo di Santiago del Estero monsignor Vicente Bokalic Iglic, finora vescovo della medesima Sede, gli ha anche attribuito il titolo di Primate d’Argentina, finora detenuto dall’Arcivescovo pro tempore di Buenos Aires.La Santa Sede non ha spiegato questa decisione. Ma in Argentina lo hanno fatto gli arcivescovi di Buenos Aires (Jorge Ignacio Garcia Cuerva) e di Santiago del Estero con un messaggio inviato a doppia firma «a tutto il Popolo di Dio».Nella dichiarazione congiunta i due presuli puntualizzano che Papa Francesco ha preso questa decisione operando «una riparazione importante nella storia ecclesiastica della nostra Patria». E dopo aver specificato che il titolo di Primate è puramente onorifico illustrano il fondamento storico del provvedimento pontificio.Tutto comincia nel 1570 quando San Pio V creò la Diocesi chiamata di Tucumán, con sede in quella che oggi è l'antica città di Santiago del Estero. Ciò accade perché, nel 1563, per ordine del re di Spagna, l'antica Tucumán era stata separata dalla giurisdizione ecclesiastica di Santiago del Cile. L'allora diocesi di Tucumán comprendeva Córdoba, La Rioja, Catamarca, Tucumán, Santiago del Estero, Salta, Jujuy, Tarija e New Orán. La Cattedrale di questa Diocesi, la prima in quella che sarebbe poi stata la Repubblica Argentina, era la chiesa di San Pedro e San Pablo situata nel territorio odierno della Diocesi di Santiago del Estero. Poi nel 1699, quando fu istituita la sede episcopale nella città di Córdoba, questa inglobò il territorio della primitiva Diocesi di Tucumán. Ecco perché nell’attuale Annuario Pontificio la diocesi di Cordoba risulta istituita nel 1570.Solo nel 1907 invece fu creata la Diocesi di Santiago del Estero come attualmente la conosciamo. Come risulta nell’Annuario Pontificio. Solo che nell’ambito della futura Repubblica argentina fu proprio nel territorio dell’attuale diocesi che «risuonò per la prima volta, in voce di un successore degli Apostoli, il Vangelo del Signore». E proprio per onorare questo fatto storico che Papa Francesco ha deciso di trasferire il titolo primaziale dell'Argentina alla Chiesa di Santiago del Estero, prima diocesi effettiva in quello che sarebbe diventato territorio argentino, togliendolo a Buenos Aires a cui era stata concesso nel 1936 in quanto prima arcidiocesi del Paese (dal 1866).I due arcivescovi infine invitano i fedeli «a vivere questa decisione papale con una profonda gioia di vivere la verità, che ci rende sempre liberi e anche come invito ad avere una visione integrativa del territorio nazionale in una rinnovata finalità federale, anche a partire dalla struttura ecclesiale». Lo fanno ricordando che Santiago del Estero per secoli ebbe il titolo glorioso di “Madre delle Città”, ed eletta per essere un centro di diffusione del Vangelo, è anche “Madre delle Diocesi” nella Repubblica Argentina. Pertanto «ci sono molte ragioni per onorarla come sede primaziale».Come già detto nella Chiesa cattolica il titolo primaziale è ormai puramente onorifico. Ciononostante è gelosamente custodito dalle Chiese che lo conservano. Ad esempio: Toledo in Spagna, Gniezno in Polonia, Armagh in Irlanda, Lione per le Gallie, Salisburgo per le Germanie, Esztergom-Budapest per l’Ungheria, Utrecht per i Paesi Bassi, Malines-Bruxelles per il Belgio, Quebec per il Canada… In Italia il titolo di Primate spetta ovviamente al vescovo di Roma.
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