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Quirinale, i tre possibili possibili premier se Draghi diventa Presidente della RepubblicaDavanti all’Europarlamento la presidente della Commissione europea ha pronunciato il discorso sullo stato dell’Unione,Guglielmo lo “state of the Union”. Von der Leyen proietta l’Europa verso il confronto con la Cina, fa annunci sul debito e le imprese, promette una convenzione Davanti all’Europarlamento la presidente della Commissione europea ha pronunciato il discorso sullo stato dell’Unione, lo “state of the Union”. Quest’anno è un vero e proprio discorso di guerra, con la conferma che «le sanzioni sono qui per restare» e che una conciliazione – un appeasement – «non è possibile». Von der Leyen proietta anche l’Europa verso il confronto con la Cina, fa annunci sul debito e le imprese, continua a rinviare il tetto ai prezzi del gas. E promette la convenzione per riformare i trattati europei. Qui i punti salienti del discorso, seguito in diretta. Il discorso della guerra Questa è la prima volta che lo stato dell’Unione viene pronunciato con la guerra in Europa. Così comincia il suo discorso von der Leyen, che parte dalla situazione del popolo ucraino e dalla «pronta risposta di solidarietà» dell’Unione europea. «Con la pandemia ci sono servite solo settimane, per reagire. Stavolta la nostra risposta è stata immediata, e unita. Possiamo esserne orgogliosi». Ci servirà tutta questa forza per affrontare momenti che non saranno facili. Molto è in gioco, much is at stake, non solo per l’Ucraina ma per l’Europa e il mondo. Saremo messi alla prova. La guerra è alla nostra economia, ai nostri valori. Il tema è l’autocrazia contro la democrazia. Putin perderà, noi e l’Ucraina prevarremo. Sanzioni e niente conciliazione Von der Leyen si rivolge alla sua ospite d’onore di quest’anno, la premier ucraina. «Ci è voluto immenso coraggio per opporsi a Putin ma tu lo hai avuto, ed è venuta fuori una nazione di eroi. Tu hai dato coraggio a un’intera nazione, anche sulla scena globale». La presidente della Commissione europea dice come intende affrontare la situazione: «Con armi, con fondi, con ospitalità ai rifugiati e con le sanzioni più dure che il mondo abbia mai visto». I soldati russi prendono i chip dalle lavastoviglie, dai frigoriferi, per sistemare il loro equipaggiamento, perché sono a corto di semiconduttori. L’industria russa è in difficoltà ed è il Cremlino che ha portato l’economia russa verso il declino. «Le sanzioni sono qui per restare. Questo è il tempo per mostrare fermezza, resolve, not appeasement. Non è tempo per una conciliazione». Il mercato comune è un potenziale per l’Ucraina, dice la presidente enucleando tutti gli aiuti e le collaborazioni avviate con Kiev, dove oggi andrà per discutere i dettagli con Zelensky. Avremmo dovuto ascoltare chi conosceva Putin, Anna Politkovskaja e gli altri giornalisti. Tagliare i consumi e niente tetto «I nostri amici baltici hanno investito tanto per emanciparsi dalla Russia, il costo della dipendenza dai combustibili fossili è caro, oggi siamo all’84 per cento dei nostri stoccaggi di gas ma dobbiamo diversificare – Stati Uniti, Norvegia, Algeria… – le nostre forniture. Siamo passati dal 40 al 9 per cento di forniture russe. Putin preferisce infiammare i mercati che fornirci gas. Questo mercato non funziona più. C’è anche la crisi climatica. Ma pensate ai dipendenti di quella fabbrica italiana di ceramiche, che hanno deciso di iniziare a lavorare la mattina presto per abbattere i costi: questo è uno degli esempi di come ci possiamo adattare. Pensate a quei genitori che lasciano i figli la mattina presto, mentre stanno ancora dormendo, e tutto questo per una guerra che non hanno scelto loro.  Misure sull’energia «Ridurre i consumi nelle ore di picco farà calare la domanda e quindi i prezzi», dice von der Leyen. Il taglio dei consumi è uno dei punti fermi, mentre la presidente ribadisce con il discorso odierno che sul tetto al prezzo del gas siamo ancora fermi alle parole. «Questa è la nostra discussione, compresa quella sul tetto al prezzo del gas».  Resta invece la proposta che a Bruxelles circola già da giorni, di una soglia di prezzo fissata per fonti di energia elettrica diverse dal gas (dal nucleare alle rinnovabili): «Proponiamo un tetto sui ricavi delle compagnie che producono elettricità a basso prezzo, la nostra proposta drenerà 140 miliardi di euro verso gli stati membri per ammortizzare i costi attuali». Anche i produttori di combustibili fossili – «perché questa del resto è una crisi dei fossili» – dovranno «pagare un contributo di solidarietà» (così von der Leyen chiama una sorta di tassa sugli extraprofitti). Resta il punto della diversificazione delle forniture: «Dobbiamo passare da vecchi fornitori ai nuovi (Norvegia, Usa...)». Il design del mercato dell’elettricità non è più adeguato, riconosce von der Leyen. Il tema è presente già da un anno, e la presidente dice che bisogna fare decoupling cioè evitare che il prezzo più alto, del gas, influenzi a cascata quello di tutta l’energia elettrica, però rinvia la partita: «Dovremo fare una ampia riforma del mercato dell’elettricità».  Lavoreremo inoltre coi regolatori di mercato – dice vdL – per emendare le regole attuali così da affrontare i problemi di liquidità. Banca europea dell’idrogeno e aerei spegni-incendi Creeremo una Banca europea per l’idrogeno. Potrà investire tre miliardi di euro per costruire il nuovo mercato dell’idrogeno. «Sarà il nostro patto verde per l’Europa». Von der Leyen punta tutto sull’idrogeno. Vale la pena ricordare che uno degli argomenti per chi sostiene la costruzione di nuovi gasdotti in questa fase è che verranno utilizzati poi per l’idrogeno verde. «Nessuno può combattere da solo contro i fenomeni meteorologici estremi: ci serviranno più capacità. Raddoppieremo la nostra capacità di lotta contro gli incenti entro il prossimo anno, amplieremo la nostra flotta, per la solidarietà europea». Il futuro del Recovery (e del debito) Abbiamo procacciato cinque miliardi di vaccini per l’Europa e per il mondo, rivendica von der Leyen. Il Next Generation EU ha dato una spinta alla nostra economia. Dobbiamo investire in modo sostenibile, finanziando la transizione e affrontando però il tema del debito. Ci servono regole che salvaguardino la sostenibilità fiscale oltre ai nostri obiettivi: gli stati membri dovrebbero avere più flessibilità nel loro percorso di riduzione del debito, ma dovrebbero anche render conto di più della realizzazione di riforme e impegni concordati in sede europea. A ottobre proporremo nuove regole, dice vdL; faremo la nostra proposta di governance economica. Gli stati membri dovrebbero avere più flessibilità nel loro patto sulla sostenibiità fiscale ma ci dovrà essere più scrutinio perché gli impegni presi vengano rispettati. Stabilità e crescita devono andare insieme. Favorire le imprese Abbiamo un “business environment” favorevole? Abbiamo una forza lavoro con le adeguate competenze? Abbiamo accesso alle materie prime? Le aziende hanno sempre messo i lavoratori davanti, anche e soprattutto in tempi di crisi, ma vista l’inflazione che porta tempi duri metteremo in piedi un pacchetto che allevi le difficoltà: proporremo regole fiscali che rendano più facile fare business sul mercato, ed è tempo di rivedere la direttiva sui pagamenti ritardati (Late Payment directive) perché non è accettabile finire in bancarotta per pagamenti non avvenuti in tempo. Materie prime, Cina e “sovereignty fund” Il 2023 dovrebbe essere l’anno dell’educazione e della formazione. Le piccole e medie imprese, il nostro comparto industriale, devono avere accesso alle materie prime come il litio: saranno presto più importanti di quanto lo sia il gas oggi.  Dobbiamo imparare dalle lezioni del passato e fare accordi con l’India, ad esempio. La Cina è molto avanti, al novanta per cento, e noi dobbiamo costruire riserve strategiche, ma non basta. Annuncio oggi lo European critical raw materials act perché il successo del piano europeo sui chip (lo European chips act) va replicato. La nostra partecipazione finanziaria ai progetti di interesse comune aumenterà e spingerò per uno European sovereignty fund per garantire la produzione europea. Democrazia, Usa e investimenti Il vero obiettivo dei russi è lo stato di diritto. Con Bucha non c’è solo una violazione del diritto internazionale ma un attacco al nostro sistema. Coi nostri amici democratici guardiamo il mondo dallo stesso punto di vista e dovremo rafforzare i nostri legami. Oltre all’Ucraina, supporto la spinta a una comunità politica europea, ma penso anche ad altri paesi che condividono i nostri interessi – digitalizzazione, clima – e penso alla produzione di vaccini che abbiamo avviato in Africa, e lo faremo in America latina.  Il presidente Biden e io annunceremo un meeting per rivedere gli investimenti globali.  Presenterò un Defence of democracy package, un “pacchetto per la difesa della democrazia”, per impedire che le autocrazie possano attaccarci dall’interno coi loro cavalli di Troia.  Il nodo dello stato di diritto Insisteremo nella difesa dell’indipendenza del sistema giudiziario e difenderemo l’utilizzo del meccanismo che condiziona i fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Per convincere i partner a rispettare la democrazia dobbiamo anzitutto farla rispettare in casa: aggiorneremo il nostro quadro anti-corruzione, come l’arricchimento illegale, il traffico di influenza, l’abuso di potere e proporremo anche che la corruzione entri nel nostro sistema sanzionatorio per proteggerci dall’esterno. La democrazia non è fuori moda ma si deve aggiornare, diceva David Sassoli.  Riformare i trattati Tre settimane fa ho incontrato i giovani da tutto il mondo, penso sia il momento di inserire la solidarietà intergenerazionale nei nostri trattati. «Penso sia arrivato il momento per una convenzione»: Von der Leyen dice che è arrivato il momento per una convenzione, significa riformare i trattati. L'Europarlamento spinge da mesi su questo. La presidente chiude il suo discorso invitando gli eurodeputati ad accogliere e applaudire Magdalena e Agnieszka, due ragazze polacche che hanno accolto donne e bambini ucraini in fuga dalle bombe. Cosa è lo “stato dell’Unione” Negli Stati Uniti, che sono una repubblica presidenziale, nata come confederazione, il discorso annuale del presidente di fronte al Congresso compie un requisito costituzionale, ed è una tradizione dai tempi di George Washington (cioè da almeno 230 anni). È il momento unificante della nazione da quando esistono i mass media. L’Ue non è né propriamente una confederazione né una federazione, e fatica a costruire una opinione pubblica comune, ma dai tempi di José Manuel Barroso, il presidente della commissione Ue si esercita nello “state of the European Union” (“Soteu”), cioè lo stato dell’Unione. Con la premier ucraina L’anno scorso, l’ospite d’eccezione di Ursula von der Leyen in occasione del discorso dell’anno era stata l’atleta italiana Bebe Vio. In questo 2022 segnato dalla guerra in Ucraina, tocca a Olena Zelenska, la first lady ucraina. I discorsi precedenti di vdL Il discorso del 2021 era lungo 22 pagine. Un dettaglio anticipava in qualche modo il tema attualissimo della guerra e delle spese militari: «Consideriamo l’esenzione dall’Iva per l’acquisto di materiale di difesa sviluppato e prodotto in Europa». Sgravi agli acquirenti di armi e materiale bellico made in Europe, dunque un favore all’industria militare. Nel 2020 von der Leyen ha pronunciato davanti all’europarlamento il primo discorso sullo stato dell’Unione del suo mandato, e ha delineato le sue priorità. «La pandemia ci ha fatto capire quanto siamo fragili», ha detto von der Leyen, intenzionata a parole a «rigenerare» l’Europa. Come? Unione della salute, riduzione delle emissioni al 55 per cento entro il 2030, nuovo piano per le migrazioni e altro. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFrancesca De Benedetti Europea per vocazione. Ha lavorato a Repubblica e a La7, ha scritto (The Independent, MicroMega), ha fatto reportage (Brexit). Ora pensa al Domani.

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