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Coronavirus Bergamo, Gori: "Non chiudiamo"Un'immagine delle proteste studentesche dopo gli scontri in piazza a Pisa,Guglielmo dove sono rimasti feriti dalla polizia diversi studenti - Ansa COMMENTA E CONDIVIDI «Chiediamo giustizia»: a una settimana dagli scontri di Pisa e Firenze e da quelle manganellate a studenti scesi in piazza a manifestare per la pace e pro-Palestina, si alza la voce dei giovani cattolici. Non una voce in ritardo, puntualizzano, ma lo fanno «proprio ora, perché dopo la rabbia e l’indignazione resti qualcosa».Sono ancora molto accese le polemiche di quanto accaduto. Tanto che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sul quale si è puntato il dito dell’opposizione, dopodomani riferirà in aula. Prima alla Camera, la mattina e poi anche al Senato, nel pomeriggio.«Al Senato il question time di giovedì viene sostituito dalla informativa del ministro e non ci saranno voti ma un dibattito», ha chiarito il capogruppo al Senato di Italia Viva, Enrico Borghi, che aveva fatto la richiesta dell’informativa in Parlamento. Nel mirino della procura di Pisa che ha aperto un’inchiesta sugli scontri, c’è la priorità di mettere a fuoco la catena di comando, in base anche all’analisi dei video già esaminati dai carabinieri. Secondo quanto appreso, infatti, al centro delle valutazioni dell’autorità giudiziaria c’è soprattutto questo aspetto, ossia di chi ha preso le decisioni e in particolare per capire chi abbia dato l’ordine di caricare con veemenza. Pur mantenendo il massimo riserbo sulla vicenda, da ambienti giudiziari trapela la volontà di procedere speditamente anche per ripristinare quanto prima un clima di serenità in città dopo le polemiche.A Pisa, dove ci sono stati gli scontri più gravi, il corteo era partito da piazza Dante era diretto verso Piazza dei Cavalieri, dove ha sede la Scuola Normale. In una strada molto stretta ci sono stati gli scontri e le manganellate: le immagini fanno vedere i manifestanti manganellati con violenza dai poliziotti. Alla fine ci sono stati 13 feriti, di cui otto minorenni e un poliziotto. Mentre a Firenze il corteo era partito da piazza Santissima Annunziata con l’intenzione di raggiungere il consolato americano, ma è stato caricato poco prima di raggiungere il consolato.Sono state ferite cinque persone, tra cui una studentessa che è stata fotografata con la faccia insanguinata e il naso fratturato. I carabinieri del nucleo investigativo di Pisa, che sabato hanno ricevuto la delega dalla procura a indagare sui fatti di venerdì scorso hanno inviato all’autorità giudiziaria solo i video acquisiti dai social e dalle telecamere di videosorveglianza urbana, ma non l’informativa che sarà inviata a breve dopo che saranno ascoltati i primi testimoni. Inoltre il fascicolo d’indagine per ora è senza ipotesi di reato e resta contro ignoti.Una volta acquisite tutte le immagini disponibili, per cristallizzare la dinamica dei fatti, gli investigatori stanno ora concentrandosi anche sulle possibili prime testimonianze da inserire nell’informativa che sarà inviata in procura e che potrebbe contenere le prime dichiarazioni raccolte tra il personale scolastico del liceo artistico “Russoli” (la scuola si trova sulla strada dove si è consumata la carica), che hanno girato decine di video del corteo. Se all’esito di questi accertamenti preliminari si configurassero possibili reati, che al momento non vengono ancora ipotizzati, lo scenario più plausibile, secondo quanto si apprende, potrebbe essere quello della contestazione delle lesioni volontarie e della violenza privata.«Non c’era niente da capire – si legge nella lettera firmata dai responsabili di Fuci, Msac e Settore giovani di Ac –. Vogliamo partire dicendo questo: la responsabilità in merito alle vicende che hanno visto coinvolti gli studenti e le forze dell’ordine a Pisa e Firenze è chiara e quanto abbiamo visto e sentito attraverso le testimonianze dei presenti ci porta a esprimere la nostra ferma e condivisa condanna per l’accaduto. L’esercizio del diritto a esprimere la propria opinione in maniera pacifica non può in alcun modo rappresentare un pretesto per la violenza, soprattutto da parte di chi è chiamato a garantire la sicurezza di tutti i cittadini».Emanuela Gitto, Lorenzo Zardi, Carmen Di Donato, Tommaso Maria Perrucci, Lorenzo Pellegrino e Ludovica Mangiapanelli fanno «un appello come giovani all’Italia, e a chi ha la responsabilità politica dei fatti degli ultimi giorni. Chiediamo, intanto, che non ci si dimentichi di quanto successo e che si continui, insieme, a chiedere giustizia. Chiediamo giustizia perché chi detiene il monopolio dell’uso legittimo della forza deve essere pienamente consapevole della responsabilità che esercita». Occorre assumere la consapevolezza che «qualsiasi giustificazione di fronte all’accaduto (e in questo caso affermiamo con certezza che non ce ne sia nemmeno una) – sottolineano – perde di significato, perché la democrazia è l’unico sistema di governo in cui la forma dell’esercizio del potere è parte integrante del suo contenuto e della sua sostanza».
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